Sinodo al lavoro, servono audacia e creatività

Molti gli spunti innovativi emersi in questa prima fase. Centrale la questione del linguaggio

Oies – Ora la palla ritorna alla diocesi nel suo complesso. A Bolzano e Bressanone nelle prossime settimane si terranno dodici incontri open space in cui saranno presentati e discussi i lavori delle dodici commissioni sinodali. I temi trattati spaziano dall’annuncio della Buona Notizia alla celebrazione dei sacramenti, dal ruolo della famiglia e dei giovani alla formazione e alla catechesi, dalla testimonianza della carità alle questioni politiche, economiche e ambientali, dalla forma delle comunità cristiane del futuro al dialogo ecumenico e interreligioso, dalle vocazioni a quei temi che, essendo di carattere sovradiocesano, dovranno essere rinviati ad altre istanze.

Sabato scorso a Oies (val Badia), paese natale di san Giuseppe Freinademetz che morì missionario nella Cina di inizio Novecento, i sinodali si sono riuniti “per una giornata dedicata all’ascolto”, come ha detto il moderatore don Eugen Runggaldier nell’introdurre i lavori. Ogni commissione ha illustrato il proprio percorso che fino ad ora si limita ad individuare ed esprimere obiettivi e visioni. Il tutto darà forma, dopo gli incontri pubblici, a dodici documenti da presentare entro fine novembre i quali, a febbraio, andranno emendati e votati dall’assemblea plenaria. Di lì in avanti si penserà a formulare le misure concrete necessarie al raggiungimento degli obiettivi.

Molti gli spunti innovativi emersi in questa prima fase. Centrale la questione del linguaggio che nasce dalla consapevolezza della difficoltà da parte della Chiesa, oggi, di esprimere la Buona Notizia in modo comprensibile ed efficace. Non si tratta naturalmente di marketing, ma di credibilità e autenticità. Di portare la vita nella liturgia, nella catechesi, nella formazione e viceversa. Da più parti emerge l’esigenza di una maggiore vicinanza agli uomini e alle donne, ai loro problemi e alle loro aspirazioni, con la capacità di scoprire i segni di Dio e del Vangelo anche al di fuori dei limiti visibili della comunità cristiana. Altri argomenti ricorrenti e trasversali: il ruolo dei laici, la dignità della donna e la collaborazione tra i gruppi linguistici. Tutto ciò che non è strettamente legato all’ordinazione sacerdotale sia lasciato ai laici, si è detto. La parificazione della donna nella società? La Chiesa dia per prima il buon esempio al suo interno e nelle sue strutture. In Alto Adige permangono “società parallele” a seconda della lingua parlata? Tutto ciò va superato a livello ecclesiale nell’ottica del “camminare insieme”.

I temi più delicati sono affidati ad un’apposita commissione: l’accesso al sacerdozio e agli uffici ecclesiali, l’inclusione dei divorziati risposati, l’amministrazione dei sacramenti, il peso degli organismi rappresentativi della comunità. Per tutto questo, è stato detto dall’abate del monastero benedettino di Gries Benno Malfer, vale quanto afferma papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium (n. 33): “La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del ‘si è fatto sempre così’. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità”.

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