Santiago, tra passato e futuro

La capitale del Cile è una città proiettata in avanti: dalla crescita economica alla riconciliazione

Santiago è un mix di grattacieli e piccole casette, a seconda dei quartieri; da ogni dove sullo sfondo sbucano le Ande, che regalano tramonti di fuoco. Una città proiettata verso il futuro. Basta un solo dato: dal 2009 ad oggi si sono costruite, aperte e rese operative tre nuove linee della metropolitana. I trasporti pubblici funzionanti sono fondamentali in una città che conta cinque milioni di abitanti e che per condizioni geografiche non ha venti che spazzino via lo smog.

Oltre a spingere sui mezzi pubblici si stanno riqualificando varie zone, e tra i primi posti si mette la natura: i parchi cittadini sono stati tutti ripensati, ristrutturati ed ampliati. Una curiosità: a Santiago sono presenti tantissimi cani randagi. Invece dei canili, nei parchi ci sono apposite cucce, perché possano dormire e trovare riparo in inverno. Ma questo è un lato della medaglia: perché ciclicamente si realizzano operazioni volte a eliminare i randagi; sono le due dimensioni di uno stesso problema.

Nonostante misure e strategie per contenerlo e ridurlo, ci sono giorni, in inverno, in cui l'inquinamento è tale che la municipalità raccomanda di non svolgere attività fisica all'aperto per il tasso di smog che si respirerebbe. Tra le strategie adottate, la gestione del traffico, diversa rispetto all'Italia: a Santiago segue il flusso dei lavoratori. Significa che una stessa strada la mattina può essere a senso unico in una direzione, nel pomeriggio a doppio senso e la sera a senso unico nella direzione opposta. Sono cose che “si sanno” e solo per chi arriva da fuori non sono poi così chiare.

Di lavoro a Santiago ce n'è: bar, ristoranti e negozi sono spesso pieni. La città è lo specchio della crescita economica che sta vivendo il Paese (+4% circa nel 2013). Il Cile è tra i Paesi più stabili e più ricchi dell'America del sud anche se, come in altre zone del continente, le disuguaglianze sono fortemente marcate.

Tutto è privatizzato, dalla salute all'istruzione. Però il tasso di corruzione è sensibilmente basso: Transparency International colloca il Paese al 22° posto sui 175 considerati (l'Italia è al 69°, in base al Rapporto 2013).

Ma a livello simbolico uno dei cambiamenti più significativi per la città e la nazione intera è la creazione del Museo della Memoria e dei Diritti Umani, dedicato al golpe del '73 e alla dittatura che ne è seguita. Il museo, ubicato in una zona centrale facilmente raggiungibile da tutti i punti e con i mezzi pubblici, è nato nel 2010 e l'ingresso è gratuito.

All'entrata, il museo offre una panoramica sulle commissioni di verità e giustizia che sono state create negli anni ed in diversi Paesi per fronteggiare le varie guerre civili e colpi di stato.

Al Museo della Memoria si parla di quello che è successo: non si cerca di fingere che non sia accaduto nulla. E questo era impensabile, anche solo fino a una manciata di anni fa.

Il museo presenta testimonianze video dei sopravvissuti, discorsi originali di Pinochet, telegiornali, foto, riviste dell'epoca. Una parte è dedicata a quei bambini che con il golpe hanno conosciuto la violenza, che hanno visto i propri genitori torturati o portati via. Il referendum del 1988 che ha ristabilito la democrazia sembra lontano dal Cile di oggi: eppure si continua a scavare. A fine novembre 2014 due notizie importanti: la prima è la condanna al carcere per due colonnelli in pensione dell'aviazione militare, giudicati colpevoli di aver torturato e causato la morte di Alberto Bachelet, generale fedele al presidente Allende e padre dell'attuale presidente, Michelle Bachelet. La seconda è che una trentina di ex dirigenti politici e ministri imprigionati durante gli anni '70 sull'isola di Dawson (Patagonia) saranno risarciti dallo Stato con sette milioni e mezzo di dollari per gli “incommensurabili” danni subiti durante la dittatura.

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