Agriturismo trentino, la crescita continua

La situazione potrà migliorare a seguito di modifiche alla legge provinciale vigente. I risultati sono anche frutto di idee nate 50 anni fa da persone preveggenti

A fine 2017 gli agriturismi trentini erano 478. A fine 2016 erano 458; 445 a fine 2015; 367 a fine 2011; 255 nel 2006; 188 nel 2003.

Questi numeri sono stati forniti da Manuel Cosi, presidente dell’Associazione agriturismo trentino nella prima parte della relazione presentata il 19 aprile scorso all’assemblea che lo ha confermato nella carica per la terza volta.

Di seguito la composizione attuale del comparto: 90 agritur offrono ristorazione; 327 accoglienza; 191 accoglienza e ristorazione. Le fattorie didattiche sono 129. Nel corso del 2017 gli agritur con pernottamento erano 327 con circa 4.600 posti letto. Hanno fatto segnare 114.021 arrivi con 369.510 presenze (+ 12,1%; +11,7% rispetto all’anno precedente). Permanenza media 3,25 giornate. Nel 2016 gli arrivi furono 101.000 e le presenze 330.000; nel 2015 93.000 gli arrivi, 300.000 le presenze. La stagione estiva pesa per circa il 50% degli arrivi; il 30% è legato all’inverno, il rimanente alle stagioni di mezzo. Il 39% degli arrivi proviene dall’estero (tedeschi, olandesi, austriaci).

Si tratta di numeri importanti in termini assoluti, ma soprattutto se considerati in termini di crescita negli ultimi 20 anni. La prima legge sull’agriturismo varata dalla Provincia di Trento (unica al tempo in Italia) risale al 1973. Proposta da Bruno Kessler, presidente della Provincia  autonoma di Trento, firmata dall’assessore al turismo Glicerio Vettori, affidata per la sua esecuzione a Spartaco Marziani, assessore all’agricoltura con competenza diretta anche per l’agriturismo. C’è un passaggio nella relazione di Manuel Cosi che va corretta da chi ha vissuto di persona gli eventi: “Lo spirito dei padri fondatori della nostra Associazione fu quello di non avere vincoli diretti con alcun sindacato agricolo, ma essere trasversali ed attivare proficue collaborazioni con tutti”.

Vero è invece che l’ Associazione dei Circoli agrituristici della provincia di Trento (Agriturismo trentino) fu costituita il 24 luglio 1974 davanti al notaio Pierluigi Mott. Presidente del Comitato di gestione fu eletto Valerio Bongiovanni di Sabbionara di Avio, figura di rilievo dell’Unione Contadini ( Coldiretti) della Provincia di Trento. In anni successivi, a conferma della provenienza sindacale di analoga iniziativa, fu fondata l’ Associazione turismo verde emanazione trentina dell’ Associazione nazionale Terra Nostra portata avanti dalla Confederazione italiana agricoltori (CIA). In campo nazionale i primi a lanciare l’idea di un proficuo connubio tra agricoltura e turismo a metà degli anni ’60 furono Rinaldo Chidichimo e Simone Velluti Zapi rispettivamente direttore generale di Confagricoltura e vice presidente nazionale dei giovani agricoltori di Confagricoltura (ANGA). Si deve a Paolo Magagnotti, diplomato enotecnico all’ITA di S. Michele all’Adige, nativo della Val di Sole come Bruno Kessler, il merito di avere portato in Trentino l’idea di un agriturismo a forte conduzione agricola,  gestito da coltivatori diretti. A conferma di questo nuovo indirizzo fondativo ci sono una serie di articoli che Paolo Magagnotti ha firmato a partire dagli anni ’70 su Terra Trentina e due libri guida che hanno conservato l’impronta di una forte carica educazionale. Condivisa dal sociologo Antonio Scaglia.

Chiarimenti storici e personali a parte, merita evidenza l’affermazione finale di Manuel Cosi: “Abbiamo bisogno che la politica ci riconosca un ruolo preciso. Alla pari con il turismo”. In concreto inserire nella seconda legge del 2003 e successive edizioni alcune modifiche che consentano all’agriturismo trentino una crescita ulteriore. Una rappresentanza precisa e puntuale in Trentino Marketing. Dialogo forte con gi agriturismi dell’Arco Alpino. Potenziamento del marchio Agritur Trentino. Maggiore severità nel controllo di falsi agriturismi. Potenziamento dell’attività formativa. Ripristino dell’incentivo finanziario a chi avvia una nuova attività agrituristica. Allargamento del paniere di offerta anche ai prodotti non agricoli, ma tipici del territorio. Semplificazione delle procedure di avviamento e di autodeterminazione dei tempi o periodi di apertura.

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