Biologico a tutti i costi

La corsa alla produzione biologica si basa su prospettive positive. Ma rischia di coinvolgere anche agricoltori che seguono il nuovo corso solo per convenienza economica

A tornare sull’argomento agricoltura biologica e prodotti bio, oggetto di numerosi articoli pubblicati su questa pagina dagli anni ’80 ad oggi, ci hanno spinto due pubblicazioni recenti. Entrambe provenienti dalla Fondazione Mach.

Si tratta del primo numero (aprile 2018) di Terra di Mach, trimestrale di cultura tecnico-scientifica della Fondazione Mach (sostituisce la precedente IASMA Notizie) e di una guida pratica alla coltivazione biologica del melo intitolata “Frutticoltura biologica”. All’interno del nuovo periodico c’è un servizio speciale dedicato appunto al biologico.

I testi della guida sono di: Stefano Bott, Andrea Branz, Marino Gobber, Enzo Mescalchin, Michele Morten, Tommaso Pantezzi, Ferruccio Pellegrini, Mario Springhetti e Roberto Zanzotti. Tutti dipendenti FEM che finora si sono occupati in prevalenza o esclusivamente di produzione frutticola integrata. Alla revisione dell’elaborato hanno contribuito: Andrea Crisoforetti, Fabrizio Dolzani, Alberto Dorigoni, (FEM) oltre a Andrea Giuliani (SFT Aldeno), Massimiliano Gremes (Melinda), Andrea Taddia (La Trentina). Concludono la lista Markus Felderer e Claudio Casera del Centro di sperimentazione agraria e forestale di Laimburg, specialisti a pieno titolo di agricoltura biologica.

Dagli articoli contenuti nello speciale di Terra di Mach si ricava la sensazione che nei tre Centri operativi della FEM (Ricerca e innovazione, Istruzione e formazione; Trasferimento tecnologico) l’agricoltura biologica e i suoi prodotti trovino spazi concreti e puntuali, ma senza un progetto definito e completo. All’interno del percorso scolastico delle scuole agrarie (vari indirizzi); scrive Marco Dalri, non esiste una materia denominata agricoltura biologica, ma tutti gli aspetti inerenti a questa metodologia di coltivazione sono spalmati nelle diverse materie di indirizzo. Lo stesso concetto vale per il Centro ricerca e innovazione.

La genomica mira ad ottenere piante resistenti che sono l’arma migliore per ridurre drasticamente o addirittura eliminare l’impiego di fitofarmaci. Ma questo vale sia per la produzione integrata, che per quelle biologica.

L’articolo di Claudio Ioriatti, dirigente del Servizio trasferimento tecnologico, propone una indovinata metafora intesa a dimostrare che produzione integrata, produzione biologica e produzione biodinamica si possono considerare  veicoli: a motore (produzione integrata); ibridi o elettrici (produzione biologica); semplice bicicletta a pedali (agricoltura biodinamica). Nei tre tipi di veicoli si riscontrano pregi e difetti.

Conclusione: conviene il mezzo che meglio si adatta alle esigenze (situazione, luogo, tipo di azienda di riferimento) e seguendo in ogni caso i tre aspetti della sostenibilità: economico, sociale, ambientale.

Puntuale e aderente al tema è la guida alla coltivazione biologica del melo.

Una serie di ricette da applicare alla lettera, sicuri dell’effetto, ma senza trasporto e partecipazione che vada oltre la loro automatica applicazione. La guida è destinata ai neofiti della frutticoltura biologica quali sono i frutticoltori associati a Melinda che sono stati invogliati a scegliere l’indirizzo biologico potendo contare su un incentivo di 20 mila euro a ettaro. Nell’introduzione alla guida Tommaso Pantezzi scrive che le indicazioni di carattere pratico possono essere adottate anche da chi coltiva meli in modo integrato.

L’annotazione richiama l’immagine di due linee parallele che vanno verso la sostenibilità, ma non sono destinate a confondersi l’una nell’altra almeno nel medio periodo. Si può scegliere, ma con cognizione di causa. Non solo per tornaconto.

Eliminare drasticamente l’impiego di fitofarmaci anche autorizzati non è possibile. Non è neppure raggiungibile la proposta del rappresentante di un sindacato generale (non agricolo): investire sul biologico, sul biodinamico e sulle colture alternative anche per incentivare questo mercato attuale e potenzialmente molto remunerativo, creando così nuova occupazione.

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