Campagna Banche armate: “Diciamo un forte no all’economia di guerra”

La tabella delle “banche armate” – la definizione più corretta sarebbe: tabella delle “Esportazioni definitive per Istituti di Credito”, ma certo non rende altrettanto bene l’idea… – era il suo punto di forza: consentiva infatti di conoscere nei dettagli il coinvolgimento degli istituti bancari nell’esportazione di sistemi militari italiani attraverso i dati ufficiali sulle operazioni bancarie, riportati nella Relazione governativa, prevista dalla legge 185 del 1990. Ma ora la Campagna “Banche armate”, nata nel 2000 per dare trasparenza a un settore fino ad allora del tutto opaco e per consentire ai clienti delle banche di conoscere meglio che uso veniva fatto del loro risparmio, rischia di ritrovarsi con le unghie spuntate.

Un disegno di legge di iniziativa governativa (Atto Senato n. 855) vuole apportare modifiche alla legge 185/90, formalmente per “rendere la normativa nazionale più rispondente alle sfide derivanti dall’evoluzione del contesto internazionale”, ma in realtà – avverte la Campagna di pressione alle “banche armate”, promossa dalle riviste Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia con il Movimento nonviolento e “Osservatorio diritti” – intende limitare l’applicazione dei divieti sulle esportazioni di armamenti, riduce al minimo l’informazione al parlamento e alla società civile, e soprattutto, elimina dalla Relazione governativa annuale tutta la documentazione riguardo alle operazioni svolte dagli istituti di credito nell’import-export di armi e sistemi militari italiani. Le “banche armate”, appunto. Queste informazioni – sottolinea p. Giuseppe Cavallini, direttore di Nigrizia – hanno finora permesso agli analisti della nostra Campagna di ricostruire e documentare numerose esportazioni di materiali d’armamento a Paesi a rischio e di conoscere gli istituti di credito che le hanno sostenute”.

E con la riforma prospettata – avverte p. Mario Menin, direttore di Missione Oggi – l’applicazione del divieto di esportazione di armi e sistemi militari a Stati sottoposti a misure di embargo, a Paesi coinvolti in conflitti armati, a governi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani viene sottoposta alla discrezione del governo (attraverso il Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (CISD) presieduto dal Presidente del Consiglio), sottraendo al Parlamento le sue funzioni di controllo. “è inammissibile”. Aggiunge p. Alex Zanotelli, direttore di Mosaico di Pace: “Nel corso degli anni la lobby militare-industriale ha cercato tutti i modi per manomettere la legge 185/90 e soprattutto per ridurre al minimo le informazioni sugli affari che vedono coinvolte aziende e gruppi bancari. Con queste modifiche, promosse dal governo Meloni ma sostenute anche da alcuni rappresentanti politici dell’opposizione, si illudono di mettere a tacere la nostra Campagna che, invece, da oggi rilanciamo con più forza”.

La campagna “Banche armate” invita tutti i correntisti a richiedere al proprio istituto di credito di non offrire servizi finanziari alla produzione e al commercio di armi o almeno di dotarsi di direttive restrittive e informative pubbliche e trasparenti sulle attività nel settore. Allo scopo, sul sito www.banchearmate.org è disponibile una lettera-tipo, che la Campagna invita a inviare alla propria banca, dandone informazione alla Campagna stessa (e-mail: campagnabanchearmate@gmail.com).

Insieme alle associazioni della Rete Italiana Pace e Disarmo, la Campagna di pressione alle “banche armate” sta predisponendo una forte mobilitazione nazionale “per impedire che il commercio italiano di armi torni ad essere oggetto di una pericolosa opacità che non favorisce la promozione della pace e della sicurezza comune, ma alimenta guerre e violenze”.

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