Confine chiuso? Un passo indietro

L'intervento a una settimana dalle chiare parole del vescovo di Bolzano-Bressanone, Ivo Muser

Innsbruck – Chiudere il confine del Brennero? Un passo indietro. È quanto sostanzialmente afferma l’amministratore diocesano di Innsbruck (la diocesi, lo ricordiamo, è in attesa della nomina di un vescovo) rispetto alla questione dei controlli alle frontiere austriache. Mons. Jakob Bürgler, intervenuto pubblicamente giovedì scorso, ricorda che “il 1° dicembre 1997, con l’apertura del confine del Brennero, fu posto un forte segno di legame transfrontaliero in Europa e fu fatto un passo decisivo nella direzione della ‘Regione europea del Tirolo’. L’attuale movimento migratorio e di profughi – aggiunge l’amministratore – richiede di agire con sensibilità. Affermazioni secondo cui il confine andrebbe ‘reso impermeabile’ non tengono conto dell’importanza storica del Brennero. La reintroduzione di sbarre di confine, per una regione aperta al mondo nel tempo della globalizzazione, è un passo che vanifica molti progressi”.

“È necessario – dice Bürgler – riflettere a livello politico e sociale su quali forme alternative possono essere trovate e realizzate per dare risposte alla sfida di questo inatteso movimento di profughi. Un principio centrale è rappresentato dalla richiesta di solidarietà europea, la stessa che viene vissuta da molti anni nella Regione europea. Se questa solidarietà non trova sviluppi, l’Europa dei valori e della libertà rischia di fallire”.

A questo punto l’amministratore di Innsbruck riporta un passo della dichiarazione di Lesbo, firmata da papa Francesco, dal patriarca Bartolomeo e dall’arcivescovo Ieronymos: “Insieme imploriamo solennemente la fine della guerra e della violenza in Medio Oriente, una pace giusta e duratura e un ritorno onorevole per coloro che sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Chiediamo alle comunità religiose di aumentare gli sforzi per accogliere, assistere e proteggere i rifugiati di tutte le fedi e affinché i servizi di soccorso, religiosi e civili, operino per coordinare le loro iniziative”. Jakob Bürgler, da parte sua e a nome della diocesi di Innsbruck, incoraggia ad un modo di agire che “costruisca ponti di umanità e di dignità umana”.

In merito alle manifestazioni di confine, aggiunge che “la libertà di riunirsi è un diritto fondamentale. Sono convinto che i dimostranti, che hanno a cuore una frontiera del Brennero aperta e che si impegnano per la tolleranza, il rispetto e la libertà, non facciano ricorso alla violenza. Sarebbe una contraddizione in sé”.

Il messaggio si chiude con un ringraziamento: “Il mio grazie a tutte le persone che si impegnano con pazienza e tenacia per una via capace di futuro e di rispetto della dignità umana nella soluzione dei conflitti e dei problemi”.

Una settimana prima era intervenuto con parole chiare anche il vescovo di Bolzano-Bressanone Ivo Muser per dire che “o affrontiamo questa sfida in modo comunitario, come una questione europea, oppure siamo destinati a fallire, se gli interessi che ci guidano sono soltanto quelli del proprio Stato, oppure quando alcuni Stati membri dell’Unione europea vengono lasciati da soli”. Infatti “l’emergenza profughi caratterizzerà notevolmente lo sviluppo futuro dell’Europa”.

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