«Il “per sempre” abita il cuore di ognuno di noi». «Siamo tutti in conversione». Sono due frasi forti della quarta Lettera alla Comunità diffusa a San Vigilio dall’Arcivescovo Lauro e intitolata semplicemente “Come goccia”. Ricordando fin dall’apertura l’esempio di fedeltà di suor Ersilia Mantovani – arcense, 97 anni, di cui 50 in missone in Marocco -, il vescovo Tisi annota: «Una vita bella, pienamente realizzata, interamente donata. Senza compromessi o rimpianti, in una quotidianità che non diviene mai abitudine».

Vale anche per tanti di noi religiosi, come osserva il vescovo «il “già visto” non alimenta nostalgia, ma è finestra aperta ogni mattina sulle sorprese del quotidiano e del futuro. L’oggi fa tesoro del passato e non dimentica il domani. Così, giorno per giorno, si diffonde il profumo dell’eternità».

“Fedeltà nel tempo, profumo d’eternità”. Tutto porta a pensare al definitivo, e in tempi di variabile estremo, che poi è anche sempre precario.

La settimana scorsa – l’11 luglio – si celebrava s. Benedetto, abate e patrono d’Europa. La sua rivoluzione – anche culturale e sociale, oltre che ovviamente religiosa – si basava su due pilastri ancor oggi particolarmente attuali: il lavoro e la preghiera (elemento forte sul quale il nostro arcivescovo insiste per dare solidità e continuità a vocazioni accolte e coltivate pazientemente nel tempo), un tempo dedicato a Dio e insieme anche all’uomo e alle sue necessità.

Come il dissodare paludi o rendere umani luoghi selvaggi richiede costanza e impegno – e i monaci benedettini hanno davvero fatto scuola – così anche l’aprire l’orecchio all’ascolto e la bocca alla lode e all’annuncio hanno bisogno di continuità e di molto allenamento, anche e soprattutto sostenuti da una comunità credente.

Fin dalla copertina, oltre che al detto “La goccia scava la pietra”, si rimanda dunque a fedeltà nel tempo, costanza, continuità e perseveranza. Parole non molto di moda, ma soprattutto oggi estremamente importanti e coinvolgenti. Non è tanto la forza la caratteristica principale, ma quel cadere lento, umile e continuo, capace con la pazienza di scavare la roccia, non con la forza, ma con la persistenza del suo tocco regolare. Un po’ come i moderni impianti goccia a goccia che danno vita con parsimoniosa continuità. Al di là delle immagini, la proposta rinvia di continuo al contenuto del “per sempre”, che non è poi così abituale ai nostri giorni, ma che per fortuna non è del tutto scomparso.

“Come in cordata”. Pure oggi si celebrano venticinquesimi, cinquantesimi o anche di più. Ma sono gli ultimi scampoli di un’altra stagione al tramonto o hanno qualche possibilità di rinnovarsi? Mi capitava a volte – a nome di consacrati anziani – di tornare a casa con un plico di regali ritirati a nome loro, perché ormai avanti negli anni e carichi di malattie, ma soprattutto d’una grande generosa fioritura d’opere di bene vissute nella testimonianza e nell’annuncio del Vangelo in ogni parte del mondo.

Avremo ancora questi doni? – viene da chiedersi. Ci auguriamo di poter rispondere di sì, perché davvero l’infinito e il “per sempre” è alla radice di ogni vera realizzazione, umana e spirituale.

Ad esempio nella vita consacrata a Dio (e ci si può riferire a tanti sposi, preti, religiosi e religioso) c’è un antidoto nella comunità all’iper-individualismo; e così nelle comunità cristiane dove gruppi che ascoltano la Parola e ne fanno luce per il cammino possono diventare dei “goccia a goccia” che irrorano con costanza e regolarità una terra screpolata come l’umanità attuale.

Oggi è importante un cammino fatto insieme, quasi come in cordata. Così anche nelle comunità cristiane è possibile e bello fare memoria riconoscente di un passato, vivere con sereno discernimento il presente e sognare un futuro che Dio ci sta ponendo innanzi. “Prega, lavora, cammina in comunità”, libera dal “s’è sempre fatto così” e apre spazi a sogni che si realizzano insieme. In un contesto umano -pastorale in profonda trasformazione.

Giampietro Brunet, dehoniano