Discernimento e coscienza, le riscoperte di Amoris laetitia

Un libro del vescovo Semeraro sull’ Esortazione postsinodale di Papa Francesco illustra alcuni passaggi fondamentali

Avvenire del 27 luglio scorso presenta in un articolo di Luciano Moia il libro del vescovo Marcello Semeraro sull’esortazione “Amoris Laetitia”: “discernimento e coscienza” “restituito il primato della persona nella morale”.

Anche nel nostro Studio teologico, come pure nell’Istituto di Scienze Religiose di Trento, l’insegnamento della morale è stato fondato, seguendo l’esempio di S. Paolo (Rom.12,2; Fil. 1,9-10), sul discernimento della Volontà di Dio in situazione. Dovremmo essere ben preparati a cogliere il magistero di Papa Francesco a questo riguardo. La legge morale, in tutta la sua complessità, è legge della persona e per la persona e non è tale finché non sia interiormente promulgata: cioè finché non risuoni nell’intimo con gli “ultimatum” della coscienza che discerne la Volontà di Dio nelle situazioni concrete e, molte volte, conflittuali, uniche e irripetibili della vita.

Il passaggio dal “tu devi,” di un obbligo esterno alla persona,  all’ ”io devo” dell’auto-obbligazione è inderogabile per la costituzione di una moralità autentica. Il giudizio morale deve sempre avere il carattere di una convinzione personale sincera del soggetto ed esser promulgato dalla coscienza: senza questa promulgazione semplicemente non esiste un dovere moralmente rilavante.

Per questo la crescita morale umana della persona è soprattutto un fenomeno di fascinazione per dei testimoni che ti fanno fare l’esperienza che così si vive bene, davanti a Dio e davanti agli uomini. Proprio per questo non si può parlare che di legge della gradualità e di opzione fondamentale.

1) – L’uomo poco a poco conosce il  bene e ancor più poco a poco lo riesce ad attuare nella pratica della propria vita. (Giovanni Paolo II in “Familiaris Consortio”)

2) – L’ opzione fondamentale  si rifrange coerentemente nelle scelte piccole e grandi di ogni giorno, dando così a ciascuno il senso di unità e armonia della propria persona.

Il discernimento è un’attività difficile e spinosa, tanto più che abbiamo alle spalle secoli di precettistica, come se la legge morale fosse un codice senza buchi e alla coscienza non rimarrebbe che il compito, ben modesto, di confrontare il suo comportamento con il precetto e di trarne la conclusione. Da buon figlio di Sant’Ignazio e della tradizione scolastica gesuitica, con Papa Francesco si ha il ritorno in pieno e la rivoluzione del discernimento.

“L’occhio che illumina” il nostro cammino di fede! La bussola che aiuta a non perdere la rotta. Al di là delle metafore, uno dei frutti più straordinari di Amoris laetitia è sicuramente la riscoperta di questo atteggiamento spirituale che ci aiuta a comprendere la volontà di Dio nella nostra vita, qui e ora. Ecco perché Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del C9 (il Consiglio dei Cardinali), mette al centro del suo saggio su Amoris laetitia, proprio la capacità di discernere.

L’occhio e la lampada. Il discernimento in Amoris laetitia,( Edb, pag. 156, euro 14) è un volume prezioso per il coraggio del Vescovo-teologo di dire un parola chiara sulla questione più controversa dell’Esortazione postsinodale. Perché tutto l’impegno del Papa, sulla traccia del Vaticano II, per ridare dignità pastorale e teologica alla capacità personale di esercitare eticamente la propria libertà di scelta, non piace per nulla a coloro che si illudono che “tutto sia bianco e nero” e così chiudono “la via della grazia e della crescita” (Al 305), scoraggiando “percorsi di santificazione che danno gloria a Dio”.

Quante volte non ci  siamo detti a scuola che non si può semplicemente riciclare normative e rubriche: indispensabili come aiuto alla valutazione, ma sempre astratte!  La storia è inedita, originale, la situazione è unica. Non tutto nella realtà calza perfettamente con la norma, che non è una spada di Damocle, ma ha lo scopo pedagogico di indicare la strada giusta. Nel conflitto, soprattutto, “bisogna sporcarsi le mani.” Proprio per questo abbiamo presentato, fin dal suo apparire, il documento dei Vescovi della conferenza episcopale dell’Oberrhein nella Renania superiore: il Card. K. Lehman Vescovo di Magonza e Presidente della Conferenza episcopale tedesca, il  Card. W. Kasper, Vescovo di Rosemburg – Stoccarda e O. Sailer, vescovo di Friburgo, del 5 sett. 1993, che anticipava di quasi 25 anni le aperture dell’esortazione papale, frutto del Sinodo..     

Ancora più efficace l’immagine usata dal Papa il 9 febbraio di quest’anno, incontrando La Civiltà Cattolica che Semeraro riporta nel suo saggio: “La vita non è un quadro bianco e nero: è un quadro a colori. Alcuni chiari e altri scuri,  alcuni tenui altri vivaci. Ma comunque prevalgono le sfumature. Ed è questo lo spazio del discernimento”.

Per inquadrare questa complessa tavolozza esistenziale, Semeraro offre innanzi tutto uno sguardo complesso sull’Esortazione postsinodale. Ripercorre il cammino e approfondisce il senso della scelta di Papa Francesco di aprire, per la seconda volta, un documento magisteriale nel segno della gioia: dopo  Evangeli gaudium,  Amoris Laetitia. Semeraro dedica uno dei capitoli più interessanti al “nuovo” in  Amoris Laetitia. Ed indica soprattutto due aspetti: quello linguistico, fondamentale perché, “per comunicare la tradizione bisogna tradurla” con un nuovo alfabeto dell’amore, adeguato alla sensibilità e alle urgenze di oggi. E, forse ancora più dirompente, “ la restituzione del primato della persona nella teologia morale”, che si colloca nel contesto di un discernimento pastorale carico di amore misericordioso.

In questa prospettiva, l’occhio del discernimento è “parola fondamentale e centrale in Amoris laetitia – ribadisce il segretario del  C9 – è indispensabile per gettare  uno sguardo sul controverso capitolo VIII, dedicato alle situazioni  di fragilità.  Tre gli aspetti che rendono necessario il discernimento. Innanzitutto per “ovviare all’indeterminazione nella norma generale rispetto al caso particolare.  La Legge infatti (San Tommaso) vale nella maggior parte dei casi, ma non in tutti i casi possibili.” Sarebbe cosa meschina quindi (scrive Francesco) soffermarsi solo a considerare se l’agire di una persona corrisponda o meno a una legge o a una norma generale. Questo non garantirebbe affatto la fedeltà alla chiamata di Dio nell’esistenza concreta della persona.  “In questo principio – sottolinea Semeraro – c’è il cardine teorico del discernimento pratico”. Il secondo punto riguarda la necessità “di non elevare a livello di norma  generale quanto, davanti a una situazione particolare, fa parte di un discernimento pratico”. Il risultato del discernimento è normativo per quella persona, in quella situazione: non è estendibile ad altri. Terzo punto è l’opportunità di intendere il discernimento non come un giudizio, ma come un accompagnamento dinamico “sempre aperto a nuove tappe di crescita e a nuove decisioni che permettono di realizzare l’ideale in modo più pieno”. (Al 303) In questa chiave si inserisce il criterio della gradualità,che riflette, con grande saggezza, il cammino lento e complesso, sempre esposto al rischio di cadute e di arretramenti, tipico di ogni relazione di coppia e di famiglia.

Strettamente correlata alla “rivoluzione del “discernimento”, quella della coscienza che, secondo Papa Francesco, “dev’essere meglio coinvolta nella prassi della Chiesa, in alcune situazioni che non realizzano oggettivamente la nostra concezione del matrimonio.” E’ la coscienza che permette l’interiorizzazione della legge morale alla luce del discernimento del bene possibile. Questo richiamo “al bene possibile” è stato inteso da alcuni detrattori dell’Esortazione postsinodale come espressione della volontà del Papa di “abbassare l’asticella”. Ma si tratta di una lettura impropria, Quanto ne abbiamo discusso nelle lezioni..

Proprio perché il discernimento è dinamico, non si tratta di assumere la fragilità come criterio per valutare il bene e il male, infatti non si deve mai escludere la possibilità di “proporre l’ideale pieno del matrimonio.”(Al 307).

La lunga riflessione sul discernimento sfocia inevitabilmente sull’accesso ai sacramenti, altro punto spesso valutato in modo frettoloso. Semeraro ribadisce che Amoris laetitia “non ammette affatto ai sacramenti e in particolare all’Eucaristia “i divorziati risposati”. Infatti il Papa non parla di “categorie” ma di persone. E a queste persone, sempre alla luce del discernimento, sono chieste premesse di conversione né semplici né banali, in cammino comunitario che mette al riparo dal rischio di una “privatizzazione indebita dell’accesso all’Eucaristia”. Il vescovo di Albano raccoglie anche la sfida di indicare quelli a che suo parere sono i criteri indispensabili – ne parliamo nella scheda qui a fianco- per il discernimento personale e pastorale dei fedeli divorziati e risposati. E si tratta di un’altra perla che rende questo saggio profondo e originale.

Don Fiorenzo Chiasera

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina