Imprenditori di comunione

La Tecnodoor della famiglia Comper a Isera è una delle aziende che aderiscono all’Economia di Comunione, fondata da Chiara Lubich 25 anni fa: “E’ un modello che valorizza ogni persona”, spiega il titolare Pietro Comper

“Date e vi sarà dato”. Questo passaggio del Vangelo di Luca è sicuramente uno dei più famosi, citati nelle omelie e nella catechesi, ma anche nella vita quotidiana. Pietro Comper, proprietario dell’azienda roveretana Tecnodoor con sede a Isera, oltre a portarlo nel cuore, ha deciso di metterlo al centro della propria vita professionale, ma non solo.

Quella di Pietro è la storia di un marito, di un padre, di un imprenditore che ha saputo riconoscere negli occhi dell'altro lo sguardo premuroso di Cristo.

Una storia che parte da lontano, che affonda le proprie radici nell'immediato secondo dopoguerra, quando fame, distruzione e sconforto segnavano la quotidianità di quasi tutte le famiglie trentine. E' il contesto in cui Chiara Lubich comincia la propria attività di aiuto al prossimo, al fratello più vicino e nasce il movimento dei Focolari con il suo carisma di vivere concretamente quanto insegna il Vangelo.

"Date vi sarà dato". Un passaggio che ritorna; un sentito movente per i Focolari; l'indirizzo di una vita per chi quel messaggio lo ha incontrato nelle istanze della propria quotidianità. Fra questi c'è appunto anche Pietro Comper, che negli anni Ottanta ha aderito al movimento.

Una scelta in controtenza rispetto ad una società sempre più legata all'arrivismo sociale, ma soprattutto economico, che pone l'egocentrismo e l'egoismo come uniche condizioni di affermazione personale. Una società che, però, ha palesemente fallito nel tentativo di fornire una nuova felicità, la quale, esclusiva ed anti-inclusiva, ha irrimediabilmente posto l'uomo in una condizione di solitudine.

"Io ero quell'uomo!", afferma emozionato Pietro Comper "ma poi qualcosa è cambiato". E' cambiato con la rinuncia, tipicamente focolarina, alla filantropia, certo, ma è cambiato anche e soprattutto con la scoperta di un nuovo modo di fare economia, di fare mercato, di lavorare.

In particolare è cambiato quando, nel maggio del 1991, da Roma, Pietro e diversi altri imprenditori aderenti al movimento dei Focolari, ascoltavano le parole di Chiara Lubich che, da San Paolo, in Brasile, esortava i suoi a negare e combattere questo sistema economicamente malato, secondo il quale nello spazio della stessa strada, è normale ed assolutamente lecito trovare chi in ricchezza abita sontuosi appartamenti vicino a chi, invece, nella più totale povertà, dorme sotto ferri e teloni delle favelas.

Nasce così l'Economia di Comunione, in sigla EdC. Nasce da un desiderio spontaneo, da un sogno. Cresce e si fortifica nella realtà, anzi, nelle realtà; in quelle di tanti imprenditori che, come Pietro, dedicano una parte dei propri utili alle persone più bisognose.

"Da quel giorno, nella mia azienda, è entrato Gesù" – scandisce Comper, proseguendo il racconto della sua testimonianza resa in vari incontri – "è entrato in Tecnodoor con gli abiti di un cliente e con la tuta da lavoro di un collega".

Questo ha cambiato completamente le modalità che Pietro aveva fin lì avuto nell'esporsi sul mercato (l'azienda, che produce serramenti e chiusure industriali e civili, è nata nel 1994). Se fino a quel momento il cliente era del denaro da raccogliere, ora è una persona da fare felice. Se fino a quel momento il dipendente era solo forza lavoro da spremere nelle sue ore, ora è diventato membro attivo e partecipe dell'attività.

Ciò ha reso l'azienda leader nei mercati, in quanto la felicità del cliente porta ad un continuo desiderio di innovazione attraverso la ricerca. Ed ha reso il contesto lavorativo più disteso e gioioso.

Ma ha soprattutto ha portato la libertà di espressione, che a sua volta ha generato un forte sentimento di fiducia e fratellanza.

In fine dei conti, dal racconto appassionato di Comper emerge come quella “di Comunione” è un modello economico che non esclude, ma che include. Puntando sull'uomo, ne valorizza le potenzialità inespresse.

E' un'economia che parla la lingua della felicita,” perchè – Pietro lo sottolinea a più riprese , "il dare è la felicità, non l'avere".

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