Russia-Turchia, la guerra è nell’aria

“Un incidente grave”, scandisce gravemente il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. “Un incidente serio”, riconosce il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, riferendo il 24 novembre in conferenza stampa (nella foto) al termine dell’incontro straordinario a Bruxelles con i rappresentanti dei 28 paesi dell’Alleanza atlantica convocato su richiesta della Turchia dopo l’abbattimento, quella stessa mattina, di un bombardiere russo da parte di caccia turchi. “Ha violato lo spazio aereo turco”, afferma Ankara. Nient’affatto, risponde Mosca, il velivolo era nello “spazio aereo siriano”.

Da Stoltenberg arriva un appello alla calma e alla “de-escalation” dopo l’abbattimento del jet russo, a cui è seguita la morte, per mano di forze ribelli, di uno dei due piloti e di un altro soldato russo, incaricato della ricerca dei primi due e costretto a un atterraggio di emergenza. La Nato è solidale con l’alleato turco e ne sostiene “l’integrità territoriale in seno alla Nato”. Mosca cancella la prevista visita in Turchia del ministro degli esteri, Sergey Lavrov. Il presidente russo Putin parla di “coltellata alla schiena”, quello americano Obama parla di diritto di Ankara a difendere i propri confini.

L’incidente è il più grave dall’inizio dei bombardamenti russi in Siria, cominciati a settembre e si iscrive in un quadro di tensioni crescenti tra Mosca, alleato del presidente siriano Bashar al Assad, e Ankara, schierata dalla parte dei gruppi ribelli che vogliono rovesciarlo.

“Un atto di guerra come questo – spiega Francesco Martino, giornalista di Osservatorio Balcani e Caucaso – rappresenta un’escalation importante. E’ molto difficile prevedere gli effetti di questo incidente, è evidente che la situazione è estremamente tesa. E’ forse la prima volta in cui forze armate di un Paese membro della Nato abbattono in azione un jet russo”. “La Turchia – prosegue Martino – è in qualche modo un Paese in guerra, è impegnata nel conflitto siriano e sul proprio suolo ospita 2 milioni di profughi siriani”.

(ha collaborato Sara Marcolla)

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