Tenerezza

Getta nella mischia del mondo e della vita tutto il tuo positivo

Tenerezza verso di te che forse non ti sei mai dato. "Tenerezza (dice il Devoto-Oli che consulto per te): atteggiamento affettuoso e delicato che può tradursi in vera dedizione come nel caso della tenerezza materna e filiale. Non è un sentimento occasionale ma un atteggiamento che caratterizza la personalità".

L'hai mai provato verso di te? Vuoi provarlo? Fino alla dedizione? L'hai mai provato quando qualcuno ti ha dimostrato tenerezza per qualche tua qualità? Nessun altro può provarlo per te al posto tuo. O forse sì.

Uno l'ha provato per te, dentro di sé, abitando e operando nel più intimo di te. Uno solo può, Lui. Prima di te ma non senza di te. E l'ha fatto creandoti nel Nulla e dal suo Tutto ed esprimendo tenerezza dalla Croce nel Figlio inchiodato per te.

Esistono momenti nei quali questa Sua commozione per te fa eco nel tuo intimo e la provi nei tuoi riguardi. La provi ma forse ancora non ne sei consapevole. Questa seconda tenerezza parte da te verso di te, prima di saper andare verso gli altri e verso l'Altro.

Non si può esportare tenerezza se non la si ha per se stessi ed all'inizio è difficile anche solo accorgersi e accogliere la tenerezza che altri ti donano.

Ac-cor-gersi: lasciar salire al cuore. Si inizia col prenderne atto. Scoprire che la tenerezza di qualche persona amica non è atto dovuto bensì la sua imprevista o improvvisa scoperta e apprezzamento di te, lo stupore per qualche tua qualità che lei sa e tu forse ignori. Una tua ricchezza, in parte a te sconosciuta, viene scoperta da qualcuno che ne trae piacere e nutrimento e te lo dice.

Accogli o rifiuti? Hai il coraggio di ammetterla come tua e non tua? Come dono che hai ricevuto e offri? Tenerezza non è selciato di pietra, muro di cemento, lastra di ferro. E' il contrario di chiusura, isolamento. E' scambio, un ricambiare ospitale, aprirsi alla relazione, talvolta in maniera tacita, altre volte espressa. La tua componente maschile (se ancora esiste dopo tanto gender), Animus, si vergogna della tenerezza, forse perché ne ha troppo bisogno e si sente maldestra. Ha paura che la razionalità venga distratta, l'efficienza diminuita, il cameratismo ingombrato, la realtà dimenticata o stravolta, il controllo di sé minacciato.

Altre volte il mio super-io, i miei sensi di colpa, una religiosità incompleta mi vietano di accettare lodi, riconoscimenti, apprezzamenti per timore della superbia. Il sapere che sono doni mi mette giustamente tranquillo anche se il sapore di questa ricchezza mi genera facile attaccamento.

Dice Paolo: "Cosa hai che tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto perché te ne vanti come se non l'avessi ricevuto?". E, nel mio interno, una vocetta impertinente replica: "Ma io l'ho ricevuto!". Nonostante questo immortale inconveniente intenerisciti per i doni che hai ricevuto e che sono metà per te e metà per gli altri.

Nessun uomo è un'isola nell'amministrare i suoi beni e la più piccola risorsa che mi viene affidata non è mai solo per me ma per essere trasmessa come qualcosa di cui sono amministratore e fiduciario, mai proprietario. Volesse il Cielo che anche nostro fratello Riina scoprisse, per sua salvezza, questo mondo che finora non sembra immaginare. E altrettanto noi per ogni piccolo o meno piccolo frammento stile Totò R che c'è in noi.

Afferra la tua gloriosa croce di donazione come un vessillo, dice Gesù, rinuncia alla tua parte inutile e solipsista, rinnegala, e getta nella mischia del mondo e della vita tutto il tuo positivo, con tenerezza quel che hai saputo offrire e non hai saputo, le tue buone doti e il tuo diritto alle carenze, il povero e incompleto dono di saper ricevere e la incertezza del tuo trasmettere.

Tutto è capolavoro agli occhi di Lui.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina