Trent’anni al servizio della persona

Chiusi i trent'anni, si guarda al futuro, simbolicamente rappresentato da un albero dalla corteccia chiara, piantato durante la festa di sabato: quasi una pagina bianca su cui scrivere un rinnovato cammino

Duecento ospiti in trent'anni: sono quelli che è riuscita a reinserire nella società la Comunità terapeutica Maso San Pietro a Pergine. Tanti? Pochi? In un'epoca in cui si valuta tutto in base alle statistiche e ai numeri, può sembrare riduttivo. Ma se si misura la qualità degli interventi, allora il discorso cambia e Maso San Pietro esce a testa alta e la rinnovata volontà di operare a fianco e a favore di persone particolarmente deboli.

E che l'obiettivo sia stato raggiunto lo dimostra la presenza massiccia di addetti ai lavori ai festeggiamenti organizzati sabato 7 novembre per la ricorrenza trentennale; una presenza non formale tanto per dare soddisfazione a quel Padre Beppino Taufer che è stato il fondatore-direttore e il costante animatore in questa lunga avventura, ma una partecipazione convinta, con espressioni di autentica soddisfazione per risultati che sono stati e sono quanto mai positivi.

L'apprezzamento è venuto da chi aveva appoggiato l'iniziativa come Piera Janeselli che ha evidenziato lo spirito di apertura sul territorio e il lavoro di rete con altre realtà; ma anche i rappresentanti degli enti pubblici, con i quali – non ha mancato di ricordare Graziella Anesin – si è fatto un cammino di dialogo, anche se qualche volta conflittuale, per trovare strada condivise. Positivo in ogni caso il cammino della Comunità che ha saputo, secondo Silvio Fedrigotti, dirigente PAT Dipartimento salute e solidarietà sociale, mettere al centro le persone ma anche, ha sostenuto Pierino Caresia, presidente della Comunità valle, un rapporto privilegiato col territorio.

Il buon rapporto con la sanità pubblica è stato evidenziato da Renzo De Stefani, responsabile del dipartimento psichiatria dell'Azienda sanitaria, che ha invitato a insistere in futuro nell'integrazione fra i servizi per condividere le pratiche pensando anche all'abitare e al lavoro. Il buon rapporto tra comunità cristiana e disagio psichico e con tutta la comunità è stato richiamato dai rappresentanti ecclesiali che hanno concelebrato la Messa: da don Olivo Rocchetti delegato Pastorale della Salute per il disagio psichico a don Antonio Brugnara parroco di Pergine a don Bruno Nespoli, responsabile dei Camilliani per il nord est Italia, che ha definito la Comunità una “iniziativa d'avanguardia nello spirito di san Camillo”.

Quello che non manca di sottolineare padre Beppino Taufer, direttore della struttura fin dal primo giorno: “I Camilliani hanno portato nell'ambito psichiatrico un apporto tecnico professionale unito allo 'spirito' di San Camillo che metteva al centro delle sue iniziative la persona, curandola ma anche sapendola ascoltare. Al centro di tutto è posta la 'persona' nella sua interezza; un'attenzione che si estrinseca soprattutto con le 'relazioni' tra struttura e ospiti e tra ospiti e comunità esterna, con la quale abbiamo avuto e continuiamo ad avere uno stretto rapporto di coinvolgimento e collaborazione”.

I numerosi corsi organizzati in vari ambiti (particolarmente importante quello di musicoterapia agli inizi dell'avventura, con quel grande musicologo che era Padre Giovanni Maria Rossi), la presenza materiale della Comunità alle varie manifestazioni a Pergine, l'organizzazione e la partecipazione a convegni nazionali specifici hanno favorito una crescita equilibrata e propositiva.

Chiusi i trent'anni, si guarda al futuro, simbolicamente rappresentato da quell'albero dalla corteccia chiara che si è voluto piantare per l'occasione; quasi una pagina bianca su cui scrivere un rinnovato cammino.

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