Tocca a noi continuare la Sua opera

APPROVATA… CON AMORE! Gesù non solo parla, ma conferma: cioè ripete, dimostrando che la sua parola è vera, una è più volte. I timbri furono inventati proprio per poter ripetere un nome, un simbolo, un’immagine, mantenendosi sempre fedeli all’originale. Consiglio creativo: prendendo spunto dal timbro dell’illustrazione, divertiti a creare timbri e stampini per decorare carte regalo, bigliettini o addirittura stoffe! Per preparare quest’attività è necessaria la collaborazione di un adulto, perché si useranno strumenti taglienti. Prendi una patata e, dopo averla tagliata in due pezzi, disegna una figura semplice nel suo centro. Con il coltello incidi lo spazio attorno alla figura, lasciandola in rilievo. Al posto del tubero puoi usare oggetti più piccoli, come tappi di sughero o pezzi di gomma da cancellare, usando un taglierino per far emergere la figura. Intingi poi i timbri che hai creato nell’inchiostro colorato o nella tempera e decora le superfici che più ti ispirano! (illustrazione di Lorena Martinello)

DOMENICA 16 MAGGIO 2021 – ASCENSIONE DI GESÙ – ANNO B

At 1,1-11 – Ef 4,1-13 – Mc 16,15-20

Celebriamo in questa domenica la solennità dell’ascensione di Gesù. Mi pare che dovremmo avere una prima attenzione: Gesù asceso al cielo non è assente, e non è un qualcuno che fa giochi di prestigio. É semplicemente il passaggio di Gesù da questo mondo a Dio. Cosa vuol dire? L’umanità di Gesù uomo, uno di noi, che è vissuto con noi e come noi, al tempo di Augusto e Tiberio con la sua umanità è entrato nella pienezza della vita di Dio.

Uno di noi, non un angelo e nemmeno uno degli eroi mitologici o un quasi-dio. Qualche anno fa in una trasmissione televisiva abbiamo potuto ascoltare le parole che Erri de Luca ha pronunciato sulle tombe degli extracomunitari raccolti in mare: Siamo gli innumerevoli… Faremo i servi, faremo i figli che non fate, nostre vite saranno i vostri libri di avventure… siamo i piedi e vi reggiamo il peso, spaliamo neve, battiamo tappeti, raccogliamo il pomodoro e l’insulto, siamo il rosso e il nero della terra, un oltremare di sandali sfondati, il polline e nel vento di stasera… uno di noi ha detto; non vi sbarazzerete di noi, non vi sbarazzerete di me, va bene, muoio, ma in tre giorni risuscito e ritorno. Uno di noi, magari non cattolico, entrato nella vita di Dio perché la sua vita è stata coerente nell’amore e nel dono. Uno che non ha difeso se stesso, ma si è preoccupato di donare se stesso agli altri.

Questo è Gesù di Nazareth: per questo il suo traguardo è stato l’ingresso nel mistero di Dio. Dice il Libro degli Atti degli Apostoli che quando i discepoli sono diventati testimoni dell’Ascensione hanno incominciato a guardare il cielo. E un angelo ha detto a loro: «perché state a guardare in cielo?» (At 1, 11); non è questo che dovete fare nella vostra vita, ma è in mezzo agli uomini che voi dovete portare quello che il Risorto vi ha trasmesso.

La nostra vita ha questo valore: dobbiamo continuare l’opera del Signore: smascherare tutto ciò, vale a dire la sete di denaro e di potere, aggressività… Dovremmo parlare lingue nuove, cioè dire la verità, parlare onestamente, senza nessun secondo fine, tenere in mano i serpenti, cioè riuscire ad attraversare a testa alta malignità e cattiverie, vivere la misericordia.

Il teologo Harvey Cox ha un’immagine bellissima per dirci come sia difficile trasmettere questo messaggio. Racconta di un circo, vicino ad un paese, aggredito dalle fiamme; il fuoco colpisce il circo e minaccia in breve tempo di arrivare all’abitato. Gli attori del circo sono già vestiti e qualcuno viene mandato nel villaggio per avvisare del pericolo. Arriva un clown e, naturalmente potremmo dire, nessuno gli crede. Il clown urla disperatamente ma nessuno se ne preoccupa. In breve tempo brucia il circo e brucia anche il paese.

Con questo voglio dire che l’ascensione al cielo segna un rapporto particolare tra Gesù e la Chiesa: salire al cielo vuol dire responsabilizzare i credenti, invitarli ad assumere in libertà e sino in fondo la propria scelta di dignità e di impegno fatta col battesimo.

Gesù rimane sempre vicino, ma non per annullare l’originalità di ciascuno, che deve poter sempre parlare lingue nuove e diverse. Il credente ha Gesù come modello e ogni uomo come compagno di strada. Non possiede la verità, non ha nemmeno -secondo me- troppi valori non negoziabili. Ha un’unica umanità da condividere, come ha fatto Cristo, «che non ha considerato un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio» (Fil. 2,6). E solo così entrerà nella pienezza della gloria del Padre.

E secondo voi?
Il Vangelo mi aiuta a riscoprire il valore della vita terrena per farla crescere in dignità per tutti gli uomini?
Mi libero dall’idea che il mondo possa trasformarsi per qualche intervento miracoloso di Dio piuttosto che per il mio impegno responsabile e creativo?

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