“Fare di più e insieme”

“Il fatto che i ragazzi trovino da bere anche dove non è possibile nuoce alla loro salute, ma anche alla loro formazione civica”

Fassa e Fiemme si interrogano sul caso della giovane minorenne arrivata al Pronto soccorso di Cavalese con un tasso alcolemico di 2,66 grammi per litro di sangue. Un fatto che riapre il dibattito sul consumo di bevande alcoliche nelle valli dell’Avisio e sulle modalità per sensibilizzare al problema e contrastare il fenomeno. “Bisogna fare di più e insieme”, affermano operatori e insegnanti che da tempo si sono impegnati su questo delicato fronte.

Le linee di intervento sono chiare: fare rispettare le leggi e nello stesso tempo creare una nuova mentalità. Dall’agosto del 2010 una legge provinciale vieta la somministrazione e l’acquisto di bevande alcoliche ai minorenni. Non solo. Individua un modello possibile di aggregazione sociale “alcol free” puntando a feste campestri ed eventi dove non ci sia in vendita birra e vino.

Purtroppo non basta la promulgazione di una legge per avere il cambiamento. Lo dimostra una ricerca “sul campo” svolta due anni fa dai giovani del progetto “Alcooperiamo” e appoggiata dalla Comunità territoriale di Fiemme. L’attività è presto riassunta: 36 dei 119 esercizi pubblici censiti in Fiemme sono stati “visitati” da piccoli gruppi di adolescenti che entravano al bar per chiacchierare e bere qualcosa. Nel gruppo era sempre presente un maggiorenne ed erano rappresentati entrambi i sessi. Solo in cinque dei locali visitati il barista si è rifiutato di servire birra ai giovani. Negli altri casi non è stato fatto alcun rilievo né è sorto il dubbio che l’età degli avventori non collimasse con il dettato di legge.

I giovani impegnati nella ricerca non si limitavano a bere ma osservavano se nel locale erano presenti le schede informative che pubblicizzano il divieto di servire alcol ai minori. Il risultato ottenuto nel 2012 affermava che solo 11 locali su 36 avevano esposte le schede informative. “Quello che dispiace è che in questa maniera viene screditata una regola e con essa il principio di legalità”, spiega Claudio Zorzi, medico impegnato da anni nel Servizio algologia. “Il fatto che i ragazzi trovino da bere anche dove non è possibile nuoce alla loro salute, ma anche alla loro formazione civica”.

Attualmente si assiste a un aumento del consumo di alcol nell’arco compreso tra i 14 e i 20 anni e non mancano casi di uso più precoce. Di qui l’esigenza di attivare una serie di strategie su vari fronti, uno dei quali è la scuola. Purtroppo alle serate di informazione si presentano pochi genitori, che solitamente sono quelli già sensibili e informati sul tema.

C’è quindi bisogno di progetti mirati che puntino direttamente ai giovani. Da alcuni anni funziona il progetto “Alcooperiamo”, nato per sensibilizzare e informare i ragazzi delle terze medie e delle prime superiori della Valle di Fiemme sui problemi legati al consumo di alcol. Punto di forza la preparazione di “peer leader”, ragazzi che possono fare formazione direttamente ai loro coetanei.

Quest’anno in Valle di Fassa si è aggiunto il progetto “Vif”(vivi, informa e forma). Concretamente è un progetto di educazione al benessere, alla sanità e al sociale realizzato dai ragazzi della scuola ladina di Fassa per i loro compagni. Dalla prima elementare alla quinta superiore, “Vif” ha l’obiettivo di attivare un’educazione fra pari per diffondere una cultura della salute, del benessere individuale e sociale.

Un approccio integrato perché il tarlo che spinge un ragazzo o una ragazza a stordirsi con l’alcol è un malessere di fondo in cui storia personale e ambiente si legano in maniera negativa.

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