Il Papa delle montagne

Sabato 26 aprile alle 11 un omaggio a Karol Wojtyla al “Parco dei mestieri” con le voci di alcuni testimoni e le immagini di un libro trentino

Nell'ambito di TrentoFilmFestival, che coincide quest'anno con l'evento mondiale della canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, si è pensato di riservare nella cornice rilassata del “Parco dei mestieri” uno spazio all'approfondimento di un aspetto peculiare di Papa Wojtyla. Una figura gigantesca pure nella cultura del secolo scorso, che dopo la sua morte è diventata ben presto anche oggetto di fortunate fiction ("Karol, un uomo diventato Papa" fece 12 milioni di spettatori nel 2005, ora si attende “Era santo, era uomo”, girato in Trentino su idea del rifugista Lino Zani) ma che è legata al Trentino per cinque famose visite che hanno evidenziato la sua passione per la montagna.

Prima la Marmolada, nel 1979, sotto una tormenta di neve che i presenti ricordano ancora per il gelo che bloccava le mani, poi la “fuga” con l'amico Sandro Pertini nel luglio 1984 in Adamello, al rifugio delle Lobbie dove il Papa volle tornare quattro anni dopo. Quindi la visita al cimitero e alle valle di Stava, appena tre anni dopo la tragedia del 1985, per finire con la due giorni in città di fine aprile 1995: non solo il Papa descrisse questa “terra trai monti” e ricordò le innumerevole croci poste sulle vette, ma sostò a lungo in contemplazione delle montagne che circondano Trento.

“E' importante che le giovani generazioni possano conoscere questi messaggi e non si perda la memoria di quelle giornate e di quei messaggi”, osserva mons. Giulio Viviani, il prete trentino che per 12 anni è stato cerimoniere del Papa e lo accompagnò nelle due giornate trentine. Nel libro uscito poche settimane fa “Papa Wpojtyla trentino” Giorgio Gelmetti ha avuto l'intuizione di documentare queste cinque visite raccogliendo immagini e voci inedite. Come quella appunto di don Giulio che ci offre un ritratto di Wojtyla “visto da vicino”, nella sua forza di uomo di contemplazione, nella sua attenzione all'umanità e nella sua passione per la montagna: “Essa derivava dalla sua esperienza personale, dalla sua famiglia, dalla sua diocesi di montagna a Cracovia, ma anche dalle sue gite e campeggi giovanili… Di più: la montagna era per Giovanni Paolo II quello che essa era per Gesù di Nazareth”. Una spiritualità legata al monte Carmelo, che vede nella vetta una meta da raggiungere e che in quelle due giornate del 1984 in particolare consentì al Papa un'indimenticabile parentesi di silenzio e di divertimento, sui luoghi che gli ricordavano anche la guerra nella quale aveva combattuto suo padre.

Altri testimoni di quella visita parlano nel libro di Gelmetti (e saranno ospiti sabato 26 aprile alle ore 11 al Parco dei Mestieri) come i fratelli Gianluca e Michele Rosa, giovani maestri di sci, che invitarono il Papa, il giornalista Ettore Zampiccoli che raggiunse il rifugio camminando nella notte, il fotografo Gianni Zotta che lo aveva seguito in Marmolada… sarà un commosso omaggio a più voci al quale sono invitati tutti i trentini – ma anche i numerosi polacchi che abitano nella nostra diocesi – per riascoltare idealmente la voce del Papa montanaro.

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