La storia del Parco

Dalla merlettaia al climber, centinaia di ragazzi hanno trovato al Parco gli antichi saperi e i segreti della montagna

All'esordio, nell'aprile 2005, l'iniziativa era stata denominata “La casa dei mestieri della montagna” dagli ideatori Maurizio Nichetti, allora fresco direttore del Filmfestival, e Diego Andreatta, redattore di Vita Trentina, ma grazie alla disponibilità di mons. Bressan aveva già trovato l'ideale collocazione all'ombra dei grandi alberi del giardino arcivescovile, attiguo alla redazione di Vita Trentina e radio Trentino inBlu.

Nella seconda edizione la “Casa” si è aperta oltre che alle classi scolastiche anche al pubblico ed è diventata il “Parco dei mestieri”, quasi a voler esprimere la volontà di non diventare un polveroso museo delle professioni alpine, ma un ambiente di esplorazione, in cui poter toccare con mano le molteplici attività lavorative praticate in ambiente montano. Protagonisti indiscussi, infatti, più che i mestieri sono proprio i ragazzi, che al Parco hanno intrecciato ceste, scalato pareti, osservato piante e arbusti, costruito zattere… Attraverso i diversi laboratori didattici, l'obiettivo con cui è nato il Parco è rimasto identico fino ad oggi: “avvicinare i ragazzi delle scuole trentine alla cultura della montagna, attraverso una proposta didattica centrata sui mestieri alpini antichi e nuovi”. All'originario trio di TrentoFilmFestival, Vita Trentina- Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, si sono affiancati già nella seconda edizione il WWF e il Museo delle Scienze, diventati poi collaboratori fissi, assieme all'Azienda Forestale Trento Sopramonte e all'istituto Arti Grafiche Artigianelli. A loro si aggiungono ogni anno altri soggetti del territorio – dal Servizio Foreste della Provincia agli speleologi della SAT di Villazzano – in un'appassionata staffetta che racconta ai giovani la montagna di ieri e di oggi.

I primi mestieri a trovare posto sotto le casette del Parco sono stati la tessitrice e il segantino. Spazio poi ai prodotti caseari (il burro e il formaggio); per restare in ambito gastronomico, in molti ricorderanno le prelibate zirele e la polenta carbonera di Bondone di Storo. Il tempo sembrava essersi fermato quando al Parco comparivano il minatore, lo zattiere, il cestaio, il ramaio, la merlettaia: antichi mestieri che hanno raccontato ai giovani la tradizione contadina della loro terra, mettendoli in gioco attraverso attività manuali e laboratori creativi.

Se la montagna si intreccia all'arte, ecco fare capolino lo scultore del legno, il liutaio e la mosaicista. Spesso i mestieri raccontano il rapporto dell'uomo con la flora e la fauna che lo circonda: ecco il pastore, il contadino, il botanico e l'ornitologo, fino ad arrivare a due professioni molto recenti: il geometra delle foreste e l'accompagnatore di territorio. Gli amanti dello sport hanno potuto cimentarsi come climber, arrampicandosi in una mini palestra di roccia, e come speleologi, nella ormai celebre grotta denominata dai ragazzi stessi “Bassotta”.

Tra tutte queste figure, si aggirava guardingo e curioso il Salvanèl, che dal 2007 è arrivato al Parco e da allora ne è diventato la mascotte: si tratta del folletto dei boschi che nelle leggende della tradizione popolare è il custode di straordinari segreti inerenti alla vita di montagna. Oltre ad animare diversi laboratori al Parco dei Mestieri, il personaggio, creato dall'artista Andrea Foches, è diventato il protagonista di alcune tavole a fumetti, e di un gioco in scatola: “Caccia al Salvanèl”. Per i più piccoli Vita Trentina ha prodotto anche altri giochi: un memory dei mestieri della montagna e l'”Acchiappamestieri” con le formiche di Fabio Vettori.

Il Parco dei Mestieri ha avuto anche i suoi ospiti illustri, autori che nel Parco hanno trovato l'ambiente congeniale per presentare le loro opere letterarie: hanno passeggiato sotto gli alberi del Parco Mario Rigoni Stern, Erri De Luca, Rolly Marchi, Susanna Tamaro, Mauro Corona, Fausto De Stefani e Reinhold Messner. E poi tanti eventi musicali con protagonisti i burattinai della Ghironda di Forlì e il nostro Luciano Gottardi, il coro dei Minipolifonici, la Corale Bella Ciao e il gruppo Folk “El Salvanel”. Impossibile ricordare tutti quanti hanno collaborato volontariamente, soltanto il Salvanèl custodisce i loro nomi e i loro volti di questi dieci anni.

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