Quando in Abissinia arrivava Vita Trentina

Una foto scattata a Tecnis, in Abissinia (ora Etiopia), il 16 giugno 1936, con il nostro giornale Vita Trentina in mano a militari, artiglieri e fanti. È la sorpresa che ha trovato Luciano Bonvecchio, nostro affezionato abbonato di Ravina, rovistando nell’archivio di famiglia. Suo papà Mario Bonvecchio, di Povo, nato nel 1913, era artigliere in quella zona impegnato con l’Esercito italiano nella colonizzazione di quello ed altri Stati d’Africa Orientale; il suo ruolo era quello del panettiere e cuciniere.

Vita Trentina arrivava per posta, inviata dall’Azione Cattolica: un modo per dare ai soldati sostegno morale mantenendo vivo il contatto con i loro luoghi natii. Ed anche i soldati non trentini, apprezzavano il settimanale della Diocesi di Trento perché in qualche modo li teneva legati alla loro patria.

Luciano Bonvecchio ci racconta come arrivò in Abissinia suo padre e come evitò il fronte russo durante la seconda guerra mondiale. Da giovane, terminata la scuola, Mario Bonvecchio diventò apprendista panettiere al Panificio Pulin. A vent’anni vinse il concorso per diventare commesso in Tribunale a Trento, posto che non occupò mai perché da socialista convinto rifiutò la tessera, obbligatoria, del fascismo per occupare il posto statale. Tuttavia da militare, nel 1935, fra gli Artiglieri, a Roma, ebbe occasione di mettere a frutto la propria professione di panettiere partecipando a due concorsi indetti dall’Esercito, uno a Verona e un altro a Torino: l’Esercito doveva scegliere gruppi di panettieri da inviare negli Stati d’Africa che colonizzava. Mario Bonvecchio classificò fra i primi e qualche mese dopo, a Napoli, salì sulla nave che lo ha portato a Tecnis, in Abissinia.

Nel 1939 rientrò in Italia per prestare servizio, sempre da militare, come guardia alla polveriera di “Pramarquart” a S. Rocco di Villazzano. Nel 1942, venne richiamato dal Comando e indirizzato al fronte russo. Alla stazione di Trento successe un fatto che ha dell’incredibile. Ai militari in attesa di partire venne ordinato di scaricare e spostare dei viveri da un vagone all’altro del treno. Alcuni, tra i quali anche Mario, nascosero un po' di quegli invitanti alimenti nei loro zaini. Scoperti dai comandanti vennero immediatamente portati in prigione a Trento. Il treno partì, destinazione Russia, mentre loro vennero scarcerati il giorno dopo. Mario Bonvecchio continuò a fare il custode a “Pramarquart”. Il famoso 8 settembre 1943 disertò, trovando ospitalità e rifugio fino alla fine della guerra al Molino Andreatta, soprannominato “Carotoni”, sulle rive del torrente Mandola, lungo l’antica strada romana nel Comune di Bosentino: molino di proprietà di Luigi Andreatta e di Giuseppina Campregher. Nel gennaio del 1947 sposò la figlia del mugnaio, la maestra Luigina (ex segretaria del direttore dell’Inail) e prelevò il Panificio Conci a Centa S. Nicolò. Negli anni seguenti si cimentò in altre aperture di panifici sia in Veneto che nel Trentino.

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