La piazza dei popoli

Qualche migliaio di persone dei 5 continenti alla Festa dei popoli a Trento nell'ultimo fine settimana. Musica, canti, balli, stand ma anche una pausa di silenzio

Vento o non vento, palco parzialmente danneggiato, previsioni del tempo non ottimistiche: la Festa dei popoli si è regolarmente svolta sabato 17 e domenica 18 maggio in piazza Fiera a Trento, dove la calca dei partecipanti con i propri vessilli nazionali, gli addobbi, le fogge folcloristiche, le parlate, gli stand dei prodotti esotici e delle cucine etniche, le formazioni musicali hanno creato un clima di magia globale intorno ad un unico tema “In Italia da fratelli”. Per una giornata e mezza, ma se si considera anche la fase di allestimento e di smontaggio, per 4-5 giorni, un piccolo esercito di volontari ha fatto da supporto ad una manifestazione considerata come il miglior evento siffatto a livello nazionale. A dirlo sono i vari gruppi extraregionali che arrivano a dar man forte alle rappresentanze nazionali, collegati in rete, portatori di cultura, di solidarietà, di fratellanza.

Il silenzio è calato su Piazza Fiera verso mezzogiorno della giornata festiva per la preghiera comune fra le varie confessioni religiose, alla presenza del vescovo di Trento, Luigi Bressan, di alcuni capi-religiosi della comunità ortodossa, islamica e sikh e delle autorità istituzioni pubbliche, con il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, l'assessore provinciale Donata Borgonovo Re, il console messicano. Mettere a tacere la piazza festante, affollata di gente di tutte le età, con i bambini a farla da padroni, non è facile. Eppure l'interruzione per una preghiera comune in varie lingue è risultata una risposta spontanea, partecipata ed anche emozionante.

I cattolici hanno invitato a fare del bene anche ai nemici nel nome di Gesù, ad essere figli dell'Altissimo. Gli islamici hanno invocato Allah quale rifugio nel Signore, fautore della pace del cuore verso i fratelli e le sorelle. Gli indiani Sikh hanno invocato il Creatore di tutto e di tutti, senza tempo, dal nome vero. Le parole di Martin Luther King circa il suo sogno di vedere un giorno gli uomini vivere da fratelli, dove a contare non è il colore della pelle, ma il valore personale hanno aperto a brevi riflessioni da parte di Bressan e autorità. Il vescovo ha auspicato che il sogno del leader afro-americano possa davvero avverarsi, mediante un aiuto reciproco che porti a costruire il bene e ad evitare il male. Ha poi ricordato le zone calde nel mondo, dove imperversano guerre e guerriglie e dove le popolazioni sono sopraffatte da disastrosi eventi naturali, invitando tutti alla solidarietà e “ad essere costruttori di pace, ora e per sempre”.

Il sindaco Andreatta si è rivolto ai presenti con un “cari concittadine e cari concittadini”, infrangendo la linea divisoria, più o meno marcata, ma presente, tra i Trentini doc e gli altri, definendo la diversità come il lievito, un valore per la comunità, invitando l'Europa a fare di più per migranti e profughi. Borgonovo Re, a nome anche dell'esecutivo provinciale e del suo presidente Rossi, ha citato i molti problemi che angosciano il mondo, ma che non devono portare all'indifferenza, sollecitando apertura e definendo “il vivere insieme la sfida della democrazia”.

Prima di quest'intermezzo religioso la musica ha prevalso con l'avvio beneaugurale del Coro della montagna “Tre cime“ di Cimone, del Corpo musicale di Gardolo il quale al termine della sfilata per le vie del centro storico ha suonato l'Inno al Trentino. La perfetta regia organizzativa di don Beppino Caldera, supportato dal presentatore Italo Leveghi , ha potuto avvalersi anche in quest'occasione da un'efficiente macchina operativa delle singole etnie per la parte espositiva e musicale e per la parte culinaria dei Nuvola, del gruppo Ana cittadino.

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