Facebook da prete

Il 20% dei preti diocesani e dei religiosi ha un profilo. I più attivi? I seminaristi. Le religiose sono più disposte ad ampliare la rete di relazioni online

Parroci che dialogano in rete con i loro parrocchiani, seminaristi che tengono i contatti con i vecchi amici del gruppo giovanile, religiose che “postano” pillole di spiritualità. Tra il miliardo e 280 milioni di utenti di Facebook (marzo 2014), il social network fondato da Mark Zuckerberg con alcuni colleghi di università che “ti aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita”, ci sono anche loro, preti diocesani, religiosi e religiose, seminaristi.

A indagare che uso fanno di Facebook ci hanno pensato i ricercatori del Cremit – Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Informazione e alla Tecnologia – dell’Università Cattolica di Milano e del dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Perugia. La ricerca condotta per conto dell’Associazione Webmaster Cattolici Italiani (WeCa) e durata tre anni, dal marzo 2011, offre un interessante e per certi versi inedito panorama sulla presenza nel social network delle persone consacrate e dei seminaristi.

I risultati vengono presentati e discussi giovedì 29 maggio a Milano nel corso del convegno “Churchbook. Tra social network e pastorale”, che si apre alle 9 nell’aula Pio XI dell'Università Cattolica. “Il 20% dei preti diocesani e dei religiosi ha un profilo su Facebook”, anticipa il prof. Cesare Rivoltella, direttore del Cremit e consigliere dell’associazione Web cattolici, moderatore della prima parte del convegno. La percentuale sale addirittura al 59,7% nel caso dei seminaristi, com'era da aspettarsi considerato che sono soprattutto i giovani a frequentare i social network. I seminaristi sono anche gli utenti più attivi: il 20,3% di loro pubblica in bacheca un “post” al giorno o al massimo ogni due giorni contro il 7,6% delle religiose, il 14,3% dei diocesani e il 18,3% dei religiosi.

Come si propongono preti, religiosi, religiose e seminaristi nei loro profili? Il 73,4% per rappresentarsi ricorre a immagini in cui al centro è il soggetto proprietario del profilo. Il 26,6% preferisce invece non rappresentarsi direttamente con la propria immagine, ma attiva quelle che i ricercatori definiscono “strategie di identity erasure”, si definiscono cioè in Facebook “per sostituzione, mascheramento o per negazione”.

La ricerca non si ferma ai dati quantitativi, ma esplora anche i modelli di autorappresentazione di sacerdoti, religiosi/e e seminaristi, le interazioni che si stabiliscono tra essi e il loro social network, la composizione delle reti di amicizia in Facebook. "C’è una relazione tra numero di amici e qualità della comunicazione – osserva Rivoltella -. La ricerca evidenzia una correlazione tra chi ha molti amici, posta con frequenza e si sposta verso il profilo dell’’opinionista’ e chi ha meno amici, posta anche di meno, ma con uno stile di comunicazione più decisamente caratterizzato dalla condivisione”.

“Chi sei” e “cosa fai” nella vita quotidiana conta anche in Facebook tanto da essere fattori determinanti nella diversa strutturazione dei network lasciando prefigurare diversi usi possibili: pastorale/“professionale”, personale, comunitario. Con sorpresa di chi ha svolto l’indagine, le religiose sono risultate la categoria di soggetti analizzati più aperte pastoralmente verso un uso del social network finalizzato ad ampliare le proprie reti di relazione.

Diversi sono anche gli stili comunicativi (narrativo, normativo, persuasivo, partecipativo) rintracciati così come diversi i profili di comunicazione in relazione alla funzione che sacerdoti, religiosi e seminaristi assumono attraverso l’area tematica da loro praticata: i “Confessori”, gli “Attivisti” gli “Esegeti” e i “Predicatori”.

Il convegno può essere seguito in diretta streaming su Youtube (http://www.youtube.com/watch?v=Ptj6drRbDB8) e commentato in diretta su Twitter usando l’hashtag #churchbook.

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