I “post” che nutrono le relazioni

A Trento un momento di riflessione con Nicoletta Vittadini, esperta in social-media: per essere credibili bisogna esserci, costruire comunità, ed essere coerenti

Social network come Facebook e Twitter, blog, forum, chat, spazi di costruzione collettiva delle informazioni come Wikipedia… è il “web 2.0”, vale a dire quei luoghi della Rete che permettono uno spiccato livello di interazione, dove tutti hanno la possibilità di essere dei piccoli produttori di contenuti (siano essi testi, fotografie, citazioni…). Luoghi caratterizzati dalla dimensione delle reti sociali, dove si mescolano diverse età ma anche diverse competenze, status e ruoli, dove circolano chiacchiere frivole, ma anche informazioni e contenuti significativi. Terreno buono – lo confermano le esperienze positive sempre più numerose – anche per l'azione pastorale di preti, seminaristi, religiose e religiosi, che in occasione della Giornata delle Comunicazioni sociali si sono confrontati a Trento in un incontro organizzato dalla Diocesi, in collaborazione con l'UCSI.

Come si costruiscono una credibilità e delle relazioni autentiche nel web 2.0? Ad offrire alcuni spunti interessanti sul tema, non solo in ottica di pastorale, è stata Nicoletta Vittadini, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all'Università Cattolica di Milano, che ha subito messo in chiaro: “Il web 2.0 è uno spazio tecnologicamente mediato, ma quello che domina è il piano delle relazioni interpersonali”. Non basta dunque entrare nel social network, aprendo un proprio profilo: “Occorre prima agganciare le persone, entrare nelle reti sociali, sostenerle, essere attivi e presenti con contenuti che aiutino a fare network”.

La professoressa Vittadini si è concentrata in particolare sul social network più popolato, Facebook, dove giovani e meno giovani cercano una risposta al bisogno di raccontarsi, a quelli di non sentirsi soli, di formare comunità e di essere sempre connessi alla propria rete di amici. Facebook serve anche per organizzarsi, sapere cosa succede e conversare: i contenuti girano veloci a suon di “like” e di condivisioni, in un meccanismo basato fondamentalmente sul “successo immediato”. “Ma vale la pena intervenire in questo meccanismo di valore – ha assicurato Vittadini -, diventando parte attiva e sfruttando la pressione a raccontare qualcosa ('si esiste solo se ci si rappresenta') facendo entrare nei racconti dei contenuti che non siano di pura chiacchiera, e facendo diventare di successo – ad esempio attraverso la condivisione di post altrui – i contenuti più significativi”. Nella dimensione della “condivisione”, entra in gioco l'aspetto dell'“avere cura”: “condivido un contenuto anche per fare un dono ai miei amici, perché penso che possa loro piacere o servire”. È così che, sui social network, si nutrono le relazioni.

Il grande tema, come ha sottolineato il Papa nel messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali, è quello della credibilità. Come facciamo, in mezzo al traffico dei contenuti di ogni tipo che satura i social network, ad essere presenti come interlocutori credibili? Anche sui social vale la logica del passaparola, che è un'arma a doppio taglio: le bufale si originano perché le informazioni arrivano da persone di cui ci fidiamo e tendiamo a ritenerle attendibili pur non riuscendo a risalire alla fonte originaria. Oppure “per quantità”: se tutti ci credono, allora sarà vero. “Ma la dimensione della fiducia può essere anche una risorsa – ha proseguito l'esperta Vittadini -, e dipende dalla credibilità di chi parla. Sui social network portiamo con noi la credibilità che abbiamo fuori, ma in ogni caso, una volta nella Rete, è tutta da costruire”. In che modo? “Essendo coerente con quello che sono, non nascondendo il mio ruolo, non sentendomi obbligato a inserirmi nella chiacchiera più superficiale, a seguire l'onda dei temi popolari ma che non mi interessano. Devo riuscire a costruirmi una credibilità che è competenza e anzitutto coerenza”. Vale anche per il linguaggio: “Non è utile abbassare il tono, ad esempio quando si interagisce con gli adolescenti, se io ho un ruolo che non lo prevede”.

Il salto di qualità è il passaggio dall'essere presenti sui social network (avere un profilo) all'entrare nelle relazioni, in linea con le parole di Papa Francesco che ha auspicato una “comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”. “Su Facebook si cercano spazi e opportunità di aggregazione – ha concluso Vittadini -: allora posso offrirmi come interlocutore, come luogo attorno a cui le persone possano aggregarsi”.

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