Corpo luogo di salvezza

Dalle lezioni di religione un testo che riscopre la dimensione incarnata della fede

Il suo testo precedente ha raggiunto in pochi mesi la 2° edizione, oltre ad inaugurare una collana inedita per l’Editore, EDBlog (dove blog sta per vinonuovo.it) e ora Gilberto Borghi, docente di IRC a Faenza, torna in libreria per raccontare il rapporto fra i giovani e la fede nell’epoca della realtà virtuale.

Ritrovare il valore del corpo per la fede, questione decisiva del cristianesimo contemporaneo: è una fede, giocoforza “incarnata” quella che propone l'Autore, filosofo, teologo, pedagogo e cofondatore della Cooperativa Kaléidos di Faenza, docente in un istituto professionale, intervenuto in marzo a Trento ad un incontro di AC.

“Crediamo nell’Emanuele, il ‘Dio con noi’, ma in duemila anni non ci siamo ancora abituati all’immagine di un Dio-uomo”: questa riflessione di Timothy Radcliffe, domenicano inglese, sembra calata da Borghi nei confronti dei giovani.“Tu non vuoi parlare di Gesù, tu vuoi solo vedere il suo volto” scriveva Mick Jagger dei Rolling Stones; “e se Dio fosse uno di noi?”, cantava Joan Osborne. Nel pane e nel vino dell’Eucaristia la Chiesa riconosce il corpo e il sangue di Cristo, tuttavia lungo i secoli la realtà del “corpo” è stata tenuta sempre più in disparte e, ciò che è peggio, all’insegna di una spiritualità, che oggi riconosciamo malamente intesa. Eppure, come sottolinea Borghi, fin dalla Genesi nella Bibbia il termine “uomo” indicava una globalità: solo la successiva contaminazione con la filosofia greca ha reso opposti concetti come corpo-anima, carne-spirito, una tendenza che rischia di continuare ancora oggi.

Ma non così i giovani che, abituati a vivere di emozioni, hanno bisogno di “credere con il corpo”, di avvertire “a pelle” la validità delle diverse proposte, il senso della loro vita, compreso l’incontro, non con ragionamenti e regole, ma con una persona, il Dio fatto uomo, appunto e questo rappresenta un dato che gli educatori cristiani non possono sottovalutare. Se nel suo primo libro (“Un Dio inutile”, EDB 2013) Borghi aveva aperto il sipario sull’universo giovanile, questa volta accentua la sua analisi pedagogica: “i giovani hanno bisogno di trovare un punto di contatto fra le varie parti di sé, per cercare una ricomposizione”. “Il recupero di una fede del corpo è il nocciolo della questione sul quale oggi la fede sta o cade”. Se la fede non è in grado di riunire tutte le dimensioni dell’umano rischia di restare solo “di facciata” e socialmente irrilevante.

Fondamentali, e non solo per l'universo giovanile, il tema dell’eros nell'ottica di una sessualità che è modalità relazionale-affettiva della persona (“la Chiesa ha accettato spesso il corpo che soffre, ma ha visto sempre con difficoltà il corpo che gode”), e quello delle celebrazioni liturgiche. Corpo sempre più luogo essenziale della salvezza.

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