Le parole che liberano

Un incontro provvidenziale può nascere anche tra "Righe storte" che innescano la curiosità. Un libro può essere l'esito, felice, di una corrispondenza epistolare moderna, via mail, in quel luogo immateriale dove, per una volta, le parole scambiate diventano solidi mattoni che costruiscono qualcosa di nuovo. Un'amicizia che matura nel tempo, approfondendosi nella condivisione di esperienze diverse, e poi comunica quella novità agli altri in un testo che, offrendo il dialogo nato tra "io-tu", lo estende al "noi" dei lettori, invitati, se lo desiderano, a mettersi in contatto con gli autori.

È quanto hanno vissuto Yuri Nervo, piccolo fratello secolare, sposato, educatore che vive e lavora a Torino, dove ha fondato l'Eremo del Silenzio all'interno dell'ex carcere "Le Nuove" di Torino, ora museo, e Chiara M., autrice trentina che, attraverso il cammino interiore cui l'ha obbligata il confronto quotidiano con la sua malattia, è approdata ad una maturità spirituale il cui ultimo frutto è racchiuso proprio nelle pagine scritte a quattro mani de "La cella e il silenzio" (San Paolo, 2017). "Un testo che permette di sondare percorsi di speranza e sapienza", come ha sottolineato don Andrea Decarli dando il benvenuto a quanti hanno affollato la sala conferenze per la presentazione svoltasi giovedì 15 giugno al Vigilianum di Trento.

"Oltre le sbarre di ogni cella c'è una possibile via di fuga, l'inattesa scoperta di una libertà dettata da uno stato dell'essere e non dal luogo in cui ci si trova", ha commentato Natale Benazzi, editor della casa editrice San Paolo, leggendo brani tratti dal libro e portando il saluto di Nervo.

Chiara ha saputo trovare varchi nella sua prigione attraverso la scrittura, cogliendo “piccole occasioni di libertà” come recita il sottotitolo del libro, aprendosi agli altri che si aprono a lei, e dialogando con quel Dio che è un “socio” con cui arrabbiarsi, ma con cui è possibile entrare in confidenza. “Quando vedi che le cose non cambiano, pensi sia sordo, e il silenzio fa paura, ma è proprio lì che intuisci che esiste e ha tempo per te. Dovremmo abituarci a fermarci e darci il tempo di stare nel silenzio, poi tutto diventa scoperta”. E allora ognuno può trovare l’eremo che più gli si addice, nel quale dedicarsi a limare la pietra grezza dell’io per far emergere il diamante che custodisce: “Siamo restii a cambiare, ma nel rapporto con gli altri è importante domandare gentilmente, ascoltare senza interrompere, non dare risposte preconfezionate”.

"Questo libro – ha evidenziato il direttore di Vita Trentina Diego Andreatta – mostra che nell'epoca delle relazioni liquide c'è spazio per una comunicazione interpersonale autentica e sincera, in cui non si sprecano parole e si prendono sul serio non solo i pensieri dell'altro, ma il significato dei vocaboli, degli aggettivi e dei segni di interpunzione. Nasce così un rapporto alla pari, in cui nessuno insegna all'altro, ma ci si ascolta, nel rispetto reciproco e senza indorare la pillola".

Un dialogo fraterno che è un camminare insieme in profondo ascolto di se stessi, dell’altro e di Dio, imparando ogni giorno a vivere il tempo stanando la bellezza e il senso della vita ovunque si trovi e nonostante tutto.

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