A Firenze 2015 con Bergoglio

Verso il Convegno Nazionale come lo vorrebbe il Papa, con attenzione alle periferie. Il richiamo di Galantino. Gli stimoli per la Chiesa trentina

“Saprà il Convegno Ecclesiale Firenze 2015 essere in linea con quello che il Papa ci sta facendo capire e percepire ? Rendiamoci conto che in questi mesi le aspettative si sono alzate di molto, soprattutto in termini di linguaggio, di atteggiamento. Saprà parlare alla Chiesa e alla società italiana con la stessa lingua?“

Con questo interrogativo Mons. Nunzio Galantino, Segretario della Conferenza Episcopale Italiana, ha salutato a Roma i membri del Comitato Preparatorio del 5* Convegno Ecclesiale Nazionale che si terrà a Firenze nel novembre del 2015.

E ancora, “quali azioni si intendono intraprendere perché questo appuntamento non sia una meteora che scompare una volta spenti i riflettori, come purtroppo è stato per quello di Verona del 2006?“. Lo stesso Papa Francesco, informato dell'intenzione di tenere questa assemblea ha chiesto quali verifiche siano state fatte sull'applicazione delle decisioni prese nel corso della precedente. Penso che ci sia stato un certo imbarazzo perché purtroppo si riconosce, con una certa rassegnazione, che siamo una Chiesa molto più brava a produrre documenti di pregevole fattura che ad applicarli nella realtà delle nostre diocesi, decanati e parrocchie. A volte si ha avuto e si ha l'impressione che questi testi non raggiungano nemmeno gli "strati bassi" della comunità cristiana e siano destinati a rimanere nell'ambito degli addetti ai lavori, oggetti di studio e di qualche analisi, spesso stanca.

Lo stimolo di Mons. Galantino vuole scongiurare questo pericolo, sentito anche da molti dei componenti del Comitato che in questi mesi sta lavorando per definire il documento che guiderà la riflessione delle Diocesi nel cammino di preparazione all'evento.

La fisionomia dell'appuntamento sta mutando drasticamente. Concepito in tempi e con sensibilità "ratzingeriana" è stato battezzato con un titolo che riesce a rendere teorica una delle realtà più concrete ed attuali del messaggio cristiano. "In Gesù Cristo un nuovo umanesimo". In parole povere riscoprire e riaffermare che la storia di Gesù racconta un Dio che sa dare risposte di senso profonde all'uomo e alla donna di oggi, che sa soddisfare il bisogno fortissimo di attenzione all’essere umano tutto intero, unico ed originale, minacciato dalle riduzioni che le ideologie hanno applicato in questi ultimi decenni.

Ma di riunione in riunione l'approccio di Papa Bergoglio sta trasformando questa occasione di Chiesa in un percorso dove il metodo è sostanza, il discernimento comunitario l'obiettivo primario, l'attenzione alle "periferie esistenziali" una categoria di attualizzazione privilegiata.

Ed ecco che i documenti si sciolgono, si infiltrano le parole nuove, indicano alla Chiesa del prossimo decennio la strada delle periferie esistenziali come luoghi/frontiere dove incontrare l'uomo e la donna e mettersi in ascolto. Si, prima di tutto mettersi in ascolto, per capire i bisogni profondi, le ferite del vivere. Con la convinzione di non avere nessuna lezione da dare, ma di avere una storia da condividere, da imitare: quella di Gesù di Nazareth. Una Chiesa con uno stile da proporre, prima di tutto a se stessa, per diventare una Chiesa con l'uomo, non una Chiesa per l'uomo. Una Chiesa fatta di uomini e di donne che sperimentano su se stessi e dentro la propria vicenda personale e comunitaria di vivere tutti in qualche modo in una condizione di vulnerabilità, di avere bisogno di qualcuno che accompagni, che faccia strada insieme.

Questa rivoluzione crea spaesamento. I documenti preparatori vengono rivoltati da cima a fondo, nessuno accetta più un “clericalese” teologicamente perfetto ma incomprensibile ai più. Si ha l'impressione che per stare al passo di questo Papa manchi una lingua comune, che tutti stiano cercando di impararla il più presto possibile, per non rimanere indietro.

E in questo c'è un grande pericolo. Che si tratti solo di una rivoluzione del linguaggio, di un lifting esterno che usa parole nuove per proporre schemi vecchi. Questo pericolo si percepisce da tante cose: la troppa attenzione ai meccanismi interni per la "rappresentatività" dei delegati al Convegno, il balbettio e la paura nell'utilizzare appieno le nuove tecnologie, la rilevanza data ai contributi degli "esperti" per definire il concetto di umanesimo cristiano secondo i canoni dell'arte, della cultura, senza capire la dirompente potenzialità che avrebbe il racconto della storia del povero, dell'emarginato, dell'ultimo.

Di una Chiesa che già adesso sta nelle "periferie esistenziali", a contatto con la miseria e la bellezza dell'uomo. Questo è il "popolo di Dio" che può descrivere con la propria vicenda personale e comunitaria cosa ha di diverso l'approccio alla vita e alla morte di Gesù di Nazareth, la sua capacità di sporcarsi le mani a fianco dell'uomo e della donna in cerca di una risposta. Facciamo parlare loro, e vedrete che i giovani, grandi assenti nel Comitato e grandemente attesi al Convegno si gireranno a guardare.

Ed è bello che la nostra diocesi, come esperienza significativa di umanesimo cristiano abbia portato l'iniziativa delle 72 ore. Perché ha queste caratteristiche ed è riuscita ad intercettare il bisogno dei giovani di sentirsi parte di un'impresa bella e difficile, che chiede di sporcarsi le mani con il fratello e la sorella, di mettersi in ascolto e poi in dialogo. Che arricchisce.

Per scongiurare il pericolo del "lifting" bisogna esserci, dire la nostra, anche battere i pugni sul tavolo. Dobbiamo esserci anche come comunità ecclesiale diocesana, con un cammino di conversione che non interrompe ma potenzia le attività già pianificate, dà loro maggiore slancio, vigore, entusiasmo.

Perché la domanda precisa di Mons. Galantino vale anche per noi. Sapremo come Chiesa di Trento essere all'altezza delle aspettative che questo Papa sta generando? Sapremo raccogliere l'apertura di credito (forse l'ultima) che l'uomo è la donna di oggi ci stanno dando?

Pierino Martinelli

Delegato della Conferenza Episcopale Triveneta

Comitato preparatorio del 5* Convegno Ecclesiale Nazionale Firenze 2015

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