Il sociologo Delai: “Gli anziani sono la memoria di un popolo”

Il commento del sociologo Delai: "Il Papa chiede di riconnettere le generazioni". "Soglia 65 anni da spostare a 70"

“Senza alleanza fra le generazioni non c'è futuro”, sulle parole di Papa Francesco ai nonni in San Pietro (vedi pag. 7) radio Trentino inBlu, ha sentito lunedì il commento del sociologo trentino Nadio Delai, già direttore del CENSIS e autore di molte ricerche sulla terza e quarta età: “Credo che il Papa metta l'accento sulla necessità di riconnettere le generazioni. Noi oggi le abbiamo spezzate, spesso appaiono anche in contraddizione, e questo ha un valore razionale ma soprattutto ha un valore emotivo e simbolico. Noi dobbiamo riconnettere ciò che si è rotto, in qualche modo, e in questa rottura c'è anche il passato col futuro: non possiamo vivere senza l'eredità del nostro passato, se vogliamo costruire un futuro. Il Papa, con calore pastorale, ha ricordato esattamente questo, che però ha un valore vero per la nostra convivenza presente e anche per quella futura.

Gli anziani, prof. Delai, sono sempre più attivi e fondamentali nell'organizzazione familiare e dunque dentro la cellula chiave della nostra società. Siamo di fronte ad un cambiamento sociologico del ruolo dell'anziano?

Certamente siamo davanti ad un cambiamento legato alla demografia: sopravvivendo di più e stando meglio più a lungo c'è un problema di reinterpretazione del ruolo. Cambia tutto, cambia la convivenza collettiva, non solo per i fatti banali della pensione, ma per il fatto di reinterpretare i ruoli di un'intera generazione, e io aggiungo: forse la cosa più saggia è capire come reinterpretare il ruolo dei giovani da un lato, e degli anziani dall'altro. Perché solo se rigiochiamo insieme le due ali generazionali, ritroviamo un equilibrio razionale ma anche emotivo con la classe centrale che oggi si trova a sostenere in maniera pesante l'ingresso ritardato nella vita adulta dei giovani, e ad avere un rapporto con gli anziani che è di sostegno ma è anche ricco di scambio. Quindi va reinterpretato il rapporto tra le generazioni: è questo il messaggio che ci manda la demografia, e che il Papa ha interpretato in maniera calorosa.

Quei 65 anni che definiscono la soglia di pensionati e anziani, hanno ancora senso?

Credo che ormai la realtà sia cambiata: come era scaduta a suo tempo la soglia dei 60 che era diventata 65 nei fatti, oggi lentamente andiamo verso i 70. Tutti i discorsi sull'anzianità attiva vanno inevitabilmente a spostarsi verso quella soglia; del resto va ricordato che l'età anagrafica “sballa” di 14 anni rispetto a quella percepita, cioè se la salute è discreta, si è più giovani di 14 anni.

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