Papa Francesco: “Nonni, avete un compito grande”

L'ultima domenica di settembre, ad autunno appena incominciato, è stata caratterizzata da un importante momento di unione e di familiarità presieduta da Papa Francesco, con la partecipazione di Benedetto XVI, in piazza San Pietro dove si è tenuta la festa dei nonni e degli anziani col titolo significativo “la benedizione di una lunga vita”. La manifestazione è stata promossa dal Pontificio Consiglio per la Famiglia in vista della festa dei nonni del 2 ottobre e dell'apertura del Sinodo sulla famiglia del 5 ottobre prossimo.

La stagione che segna il declino dell'anno solare è coincisa con quella dell'uomo anche se non è più legata a scadenze d'età, ma alla condizione che gli viene riservata ed al ruolo che dovrebbe al contrario prevalere quale forza trainante per le nuove generazioni. Migliaia gli anziani e i nonni, taluni muniti di bastone o di supporti, altri in carrozzella, accompagnati dalle loro famiglie, che hanno aderito all'invito, mescolati a giovani provenienti da tutto il mondo. Davanti alla stessa folla Francesco ha recitato anche l'Angelus contribuendo al termine della Messa alla consegna ad alcuni di loro, del libro dei Vangeli, stampato in caratteri grandi, di quelli che si fanno leggere proprio dagli anziani con difficoltà alla vista. Francesco con il sorriso sulle labbra e grandi gesti delle braccia li ha ringraziati tutti, incominciando dal predecessore del quale ha detto: “sapevo che era come avere il nonno saggio a casa”.

Non ha mancato parole in difesa della terza età, sferzanti, taglienti: “la violenza umana sugli anziani è disumana, come quella sui bambini, ma Dio non vi abbandonerà, è con voi”. Li ha definiti “memoria” per il popolo di appartenenza (il “vostro popolo”) e per la Chiesa, in grado di “capire le situazioni più difficili, mentre “la loro preghiera è forte, è potente”. Il ruolo assegnato loro dal Papa è tutto proiettato verso il futuro: i nonni hanno il “compito grande” di “trasmettere l'esperienza della vita, la storia di una famiglia, di una comunità, di un popolo; condividere con semplicità una saggezza, e la stessa fede: l'eredità più preziosa”. Nonni e nonne sono padri e madri “due volte”. “Beate quelle famiglie che hanno i nonni vicini”, ha esclamanto Francesco ma non sempre c'è una famiglia intorno a loro. Per il Papa le case per anziani devono risultare “polmoni di umanità, santuari di umanità dove chi è vecchio e debole viene curato e custodito come un fratello o una sorella maggiore”. Francesco ha cercato di invogliare soprattutto i giovani all'andare a visitarli in queste strutture, un'esperienza che riempie di “gioia”, dove sono spesso “abbandonati”, scartati con modalità “che sono una vera e propria eutanasia nascosta”, sotto la spinta del “denaro”, contrastando tutti insieme la “cultura velenosa dello scarto”. Per Francesco tutti, cristiani e uomini di buona volontà, sono chiamati “a costruire con pazienza una società diversa, più accogliente, più umana, più inclusiva, che non ha bisogno di scartare chi è debole nel corpo e nella mente, anzi, una società che misura il proprio 'passo' proprio su queste persone” per non trasformarsi in “popolo che non ha futuro”. Ha infine riservato ai partecipanti parole di grande affettuosità, attingendo agli atteggiamenti intimi di una famiglia, nel ricordo del vissuto all'interno della propria: “E' una delle cose più belle della vita di famiglia – ha detto – della nostra vita umana di famiglia, è carezzare un bambino e lasciarsi carezzare da un nonno e da una nonna”. Si è trattato di un discorso tutto proiettato verso il futuro anche quando, citando il brano del Vangelo che parlava dell'incontro tra Maria e la cugina Elisabetta, il Papa ha nuovamente chiamato in causa i giovani per sottolineare che “non c'è futuro” senza l'incontro fra generazioni, senza che i figli ricevano “con riconoscenza il testimone della vita dalle mani dei genitori”.

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