Una poltrona per tre

Tutt’altro per scontata la riconferma di Dilma Rousseff. In forte ascesa Marina Silva, figlia di un siringueiro e amica di Chico Mendes

Se fino a qualche mese fa si dava per scontata la riconferma per un altro mandato presidenziale per Dilma Rousseff in Brasile il prossimo 5 ottobre, adesso la contesa elettorale si sta facendo sempre più incerta. In agosto è morto in un incidente aereo un candidato non da poco come Eduardo Campos e da quel momento sono in forte ascesa le quotazioni dell’altra contendente della Rousseff, Marina Silva che ha concretissime possibilità di vincere o per lo meno di mettere in serio imbarazzo l’attuale presidente.

Chi è Marina Silva? Da sempre nel Pt (Partito dei lavoratori, con ascendenze socialdemocratiche, molto radicato sul territorio, attraversato anche da molti scandali), Marina Silva si era dimessa nel 2008, quando era ministro dell’Ambiente, perché contraria ai progetti delle aziende legate all’agro-business in Amazzonia. In quei frangenti le strade di Dilma e i vertici del Pt da una parte e quelle di Marina Silva si sono divaricate sempre di più. Non solo e non tanto per questioni personali, quanto per un’idea stessa di Stato e di convivenza non diametralmente opposte, ma senz’altro diverse e sempre più antagoniste. Una mentalità, una pelle, una filosofia diverse.

La stessa biografia della Silva rivela che è nata 56 anni fa nell’Acre, Stato dell’Amazzonia “profonda”, forse il territorio più legato alle tradizioni ancestrali dei nativi e anche quello più sensibile ai mutamenti o stravolgimenti portati in questi anni in nome della “modernità” e del “progresso”.

Suo padre era un siringuero, un raccoglitore di caucciù ed abitavano su una palafitta. Fin da piccola, Marina si ammala di epatite, di malaria e di una intossicazione da mercurio. Analfabeta fino a 16 anni, studia dalle suore e si laurea in Storia. Ma è soprattutto l’amicizia con Chico Mendes a cambiarle la vita, perché il leader dei siringueros assassinato dai fazenderos nel 1988 le insegna che non si possono cambiare le strutture sociali ingiuste se non si comincia a cambiare la mentalità delle persone e ad essere attenti e rispettosi dell’ambiente.

“Chico è stato speciale – confessa Marina Silva – perché ci ha dato le coordinate per aspirare a una convergenza tra crescita economica, giustizia sociale e rispetto delle risorse naturali”. Parole di estrema attualità, e non solo per il Brasile con i suoi 200 milioni di abitanti e una crescita economica incalzante e disordinata.

Il futuro del Brasile deve necessariamente passare attraverso il rispetto degli indios nativi dell’Amazzonia ed uno sviluppo che contempli il rispetto dell’ambiente, insomma riesca a far convivere sviluppo economico e habitat naturale. E spesso durante la presidenza di Dilma Rousseff si è avuta la sensazione di assistere ad un graduale piano inclinato verso la cessione di sovranità a favore delle grandi corporation straniere con disboscamenti dissennati e costruzioni di centrali idroelettriche che hanno fatto scempio della foresta e dei suoi millenari, seppur minoritari, abitanti.

D’altronde anche i recenti Mondiali di calcio si sono rivelati un boomerang per l’attuale dirigenza carioca, non solo per i mega-stadi costruiti per quell’evento e oggi a serio rischio di essere sottoutilizzati e magari in seguito anche abbandonati. Non solo per perché dopo un decennio di crescita economica che ha toccato punte fino al 10% creando l’illusione del “miracolo economico”, oggi il Brasile tocca livelli di preoccupante recessione.

Il 7 a 1 subito ad opera dei tedeschi in una partita in cui le lacrime hanno rigato il volto di milioni di persone rischia davvero di essere la metafora di una nazione che ha perso smalto e può smarrire quella soavità e dolcezza che connota il popolo della saudade e della samba. E questo, i brasiliani tutti a cominciare da quelli delle favelas, non possono permetterselo.

Il primo turno delle elezioni presidenziali in Brasile è fissato per il 5 ottobre, l’eventuale ballottaggio si terrà il 26 ottobre. Gli elettori sono 143 milioni. Se si arriva al secondo turno la “meticcia” Marina Silva sarebbe in grado di battere Dilma Rousseff perché rappresenta la nuova politica che avanza dopo gli anni di Lula e di Dilma, aria nuova per un elettorato in cerca di consistenti novità nella classe politica.

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