Auguri, don Bosco!

Nel bicentenario della nascita quasi una festa di compleanno all'Istituto di via Barbacovi

Per i salesiani di tutto il mondo (oltre 15 mila, attivi in 132 nazioni) questo 2015 è un anno speciale: dedicato alla “vita consacrata” da Papa Francesco per “svegliare il mondo” (vedi a fianco) e celebrato anche come bicentenario della nascita del fondatore san Giovanni Bosco. La ricorrenza del 31 gennaio ha avuto quindi il calore familiare di una festa di compleanno in via Barbacovi, dove l'Istituto salesiano dedicato a Maria Ausiliatrice ha promosso una serie di appuntamenti molto significativi. Venerdì pomeriggio c'è stata la riscoperta della figura di padre Alessandro Stefenelli, noneso di Fondo, uno fra i primi missionari salesiani, attivo per oltre 30 anni in Patagonia; la testimonianza del biografo Marco Romano e alcuni suoi testi epistolari raccolti in un interessante volume già presentato a Fondo hanno destato grande interesse.

La mattinata di sabato – animata da prove sportive e momenti musicali – ha visto i ragazzi delle scuole medie rifarsi allo stile di “Don Bosco, amico nostro” ed è culminata nell'Eucaristia in una chiesa gremita: come avviene ogni anno, i canti sono sostenuti dagli insegnanti musicisti e dalla preside Giuliana Predari e vedono ragazzi e ragazze impegnati in coreografie ben studiate, con alcuni abili giocolieri.

Il direttore don Paolo Baldisserotto (subentrato quest'anno a don Sergio Borsato) ha sottolineato anche la significativa presenza di altri istituti religiosi (dai Francescani – con il delegato vescovile per la vita consacrata padre Saverio Biasi – ai Pavoniani con padre Carlo Baldessari, ai Venturini con padre Gianluigi Pastò) e l'apertura mondiale della famiglia salesiana, rappresentata da un giovane religioso della Slovacchia e uno di Timor Est.

Un clima di raccoglimento è stato ricreato da padre Stefano Pegorin, responsabile triveneto per la pastorale giovanile dei salesiani, che nell'omelia ha sottolineato due aspetti della vita di don Bosco: il prendersi cura dei più deboli e della propria anima. Per i ragazzi di oggi questo può significare anche “fare il proprio dovere di studenti”, “trovare momenti per pregare” e “saper aiutare il prossimo, soprattutto i più piccoli”. Ad ascoltare questo richiamo anche alcuni ex alunni, oggi alle scuole superiori, tornati per un giorno nella loro scuola.

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