Vallagarina, l’associazione pescatori dilettanti gestirà il lago artificiale

La pescicoltura di Rovereto
Sarà l’Associazione pescatori dilettanti della Vallagarina a gestire il laghetto artificiale, sul lato sinistro della foce del Leno, a Borgo Sacco. Lo specchio d’acqua permetterà ai ragazzini dell’associazione di apprendere i rudimenti della pesca in un ambiente sicuro, e alle scolaresche di accostarsi al mondo ittico.L’associazione gestisce per conto della Provincia autonoma le acque dell’asta dell’Adige da Calliano a Borghetto e i suoi quindici affluenti, oltre al lago di Cei e ai bacini di San Colombano, della Busa, di Speccheri e di Prà de Stua. Con nove vasche per la pescicoltura, di una lunghezza complessiva di 54 metri, l’associazione possiede il più grande impianto d’Italia di allevamento a ciclo completo di trote marmorate, geneticamente controllate. Alleva inoltre la trota fario.

“La marmorata, tipica degli affluenti alpini del Po, del Triveneto e della Dalmazia, è stata dichiarata in via di estinzione dall’Unione Europea, il nostro obiettivo è quello di sostenere l’ambiente favorendone il ripopolamento”, spiega il presidente Stefano Martini, che incontriamo nella sede di via Vicenza, a Rovereto. Le uova – l’anno scorso ne sono state prodotte un milione e mezzo – vengono tenute in un incubatoio a San Colombano. Gli avannotti sono periodicamente rilasciati nell’Adige.

L’associazione, che basa la sua attività sul volontariato, conta 550 iscritti (tra cui una quarantina di ragazzi fino ai 16 anni), dalla Vallagarina, ma anche dalle province limitrofe di Verona, Brescia e Milano. Domenica 1° febbraio si è aperta la stagione di pesca lungo l’Adige. Tante volte la sorpresa per i non addetti ai lavori, come spiega Martini, è apprendere che nel nostro fiume vivono esemplari di trota anche molto grandi. La trota marmorata può raggiungere, infatti, fino a venti chili di peso e un metro e mezzo di lunghezza.

“Alla Moia di Sacco, un pescatore ci ha segnalato un esemplare che secondo una stima ad occhio dovrebbe aggirarsi sui 16 chilogrammi”, prosegue il presidente. Il pesce più grosso, noto all’associazione, di quasi 15 chili è stato preso nel marzo 1992, ed è esposto imbalsamato nella sede. Normalmente però quelli più grossi non vengono uccisi; la gioia e la sfida del pescatore è di catturarne uno con apposito amo, farsi fotografare e poi rilasciarlo.

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