Il cibo abbonda, ma non per tutti

Sono circa 1.500 le tonnellate di alimenti freschi raccolti annualmente a livello locale da un piccolo esercito di volontari

In Trentino nel 2013 e 2014 sono state raccolte circa 1.500 tonnellate di cibo fresco, ridistribuito alle mense dei poveri e ad unità familiari bisognose, per l'equivalente di 7 mila pasti giornalieri e un controvalore stimato in 6 milioni di euro. Si tratta di un quantitativo che non è incluso negli alimenti a lunga conservazione al cosiddetto “secco”, pure frutto di donazioni spontanee oppure oggetto di campagne di raccolta promosse ad esempio dal Banco alimentare”. Le due “raccolte” ovviamente s'integrano e s'intersecano avendo un unico obiettivo: garantire il cibo a tutti.

Per la prima operazione, in Trentino, quotidianamente scendono in strada più di 200 volontari che raggiungono una molteplicità di organismi (ristoranti, supermercati, negozi, mense), circa 200, cui attingere. Per la raccolta del cibo e la distribuzione, in base ai dati forniti da Trentinosolidale, l'associazione onlus, maestra nel settore, che ha sede e magazzino in via Bolognini, 98 a Trento vengono percorsi annualmente 350 mila chilometri. In rete, Trentinosolidale collabora con altri gruppi da Vipiteno fino ad Ala, in tutte le diramazioni valligiane, taluni in autonomia, altri in cogestione, sconfinando anche in Veneto e lambendo la Lombardia. Si tratta di un piccolo esercito con centinaia di persone disponibili d'ambo i sessi e di tutte le estrazioni sociali, la maggior parte pensionati, che si muove quotidianamente alla stregua di tante formichine ricercando cibo, un tempo buttato, trattato con il massimo rigore per quanto attiene l'igiene e la conservazione e distribuito poi gratuitamente.

Il fenomeno non è quantificabile in tutte le sue componenti in quanto in taluni poli c'è una certa discontinuità nei servizi, in altri il lavoro è pressoché quotidiano. Va poi contemperato per quanto attiene i costi dell'operazione, valutata sui 200 milioni all'anno, tale è il bilancio di Trentinosolidale, la questione dei fattori relativi alla quantità del materiale raccolto, alle distanze e ai fruitori. Trentinosolidale cita altri aspetti legati a quest'attività che hanno consentito di trasformare il Centro di raccolta in laboratorio di sperimentazione sociale. Oltre che dei volontari l'associazione si avvale della collaborazione, grazie ad apposite convenzioni sottoscritte con il Tribunale e con la Direzione del carcere, della disponibilità di un centinaio di detenuti all'anno, i quali, in base alla legge, al posto della detenzione vengono autorizzati a svolgere lavori di pubblica utilità. Inoltre sono state attivate delle iniziative per il coinvolgimento delle scuole superiori e promossi dei corsi d'intesa con il Centro servizi volontariato della Provincia anche d'estate, una stagione aperta ad una maggiore disponibilità di tempo libero dei giovani. L'accoglienza e l'accompagnamento riguarda pure studenti sospesi dalle lezioni per motivi disciplinari. Infine non sono poche le persone straniere, residenti per lo più in città, i cosiddetti “nuovi trentini” che spontaneamente si mettono a disposizione di Trentinosolidale, tra questi anche qualche profugo.

Il cibo raccolto – spiegano i responsabili del gruppo, Francesca Ferrari e Giorgio Casagranda, che hanno illustrato progetti per il futuro e realizzazioni, in occasione della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare – consiste in prodotti che sono in scadenza lo stesso giorno della consegna (pane, latte, yogurt, formaggi, gastronomia, pizza, frutta, verdura, carne, bevande) o in merci con confezioni danneggiate. Il prodotto a lunga conservazione è distribuito a parte.

Nei circa 30 punti di distribuzione, tutti i prodotti raccolti sono sottoposti ad un ulteriore controllo, prima della consegna ai soggetti, singoli o famiglia in lista d'attesa, nello stesso giorno. E' stimato nel 65% dell'intero volume del materiale destinato ai cassonetti dell'umido quello salvato e riutilizzato.

La campagna antispreco cerca di raggiungere anche le famiglie in una dimensione che consideri l'altro, il vicino, al quale la povertà non consente di acquistare il cibo che gli spetta. E' un problema che con la crisi ha assunto dimensioni preoccupanti anche a livello locale. Riservato fino a qualche tempo addietro alle famiglie immigrate, da un paio d'anni ha intaccato anche la gente trentina.

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