Dio “al centro del villaggio”

Se mettiamo Dio all’angolo, piano piano, inavvertitamente, scomparirà senza fare rumore

La mentalità odierna presenta molto spesso una visione superficiale ed erronea della religione. Ci sono moltissimi luoghi comuni. Il più forte di tutti, così almeno credo, sta nell’idea che la religione sia una costruzione degli uomini sorta, nel corso dell’evoluzione, per fronteggiare l’angoscia della morte. Quando gli esseri umani – una volta usciti dallo stadio animale – raggiunsero la consapevolezza di dover morire allora “inventarono” la religione, con la presenza di divinità potenti che potessero spiegare gli aspetti incomprensibili della realtà e che potessero essere invocate al momento del bisogno e del pericolo. Poi ovviamente queste religioni sono cambiate, divenendo sempre più complesse e ricche di prospettive e di significati, adattandosi alle diverse civiltà e ai periodi storici. In fondo però il loro nucleo essenziale è sempre quello: dare sicurezza agli uomini insicuri.

Oggi giorno va poi di moda la psicologia, scienza sicuramente nobile, ma non quando cerca di spiegare tutto. Anche in questo caso la religione viene vista come un modo per rielaborare le proprie frustrazioni, per sublimare le paure, per trovare un punto di appiglio quando ogni cosa sembra crollare. Dio è quello che ti aiuta nei tempi difficili, quando fa comodo, salvo poi dimenticarsene quando tutto funziona. Dio è quindi una proiezione del soggetto, una realtà illusoria ma utile per mantenere il proprio equilibrio. La religione, fino a un certo punto, è necessaria per una buona educazione: così si mandano i figli al catechismo perché in fondo insegnano cose belle, favole antiche che magari servono per conoscere buoni principi e storie edificanti. Poi, ovviamente, quelle idee ingarbugliate – a volte incomprensibili, a volte arcaiche se non addirittura buffe – che da giovane hai sentito in chiesa quando facevi il chierichetto, vengono chiuse nel cassetto a impolverarsi e ammuffire. Forse un giorno serviranno ancora, quando giungerà una sofferenza, un periodo difficile, una malattia… Allora Dio sarà utile.

Altri dicono che bisogna liberarsi una volta per tutte di queste infantili visioni del mondo. L’umanità adulta dovrebbe sbarazzarsi definitivamente di qualsiasi orizzonte trascendente, accettando la propria mortalità senza ridicole scappatoie. Meglio affidarsi alla scienza! Anche in questo caso però a Dio si sostituisce l’idolo che può essere, di volta in volta, la ragione, il materialismo, il denaro, la scienza, l’evoluzione… In questo modo si diventa più consapevoli di se stessi? Non credo proprio.

Tuttavia anche i credenti devono fare un esame di coscienza. Quante volte ci rivolgiamo a Dio solo nel momento del bisogno? Releghiamo la fede a particolari eventi, per affrontare situazioni che non riusciamo a controllare. Per spiegare il mistero. Ai funerali. Non riusciamo a mettere Dio “al centro del villaggio”, come diceva Dietrich Bonhoeffer, cioè al centro della nostra vita. Non al crepuscolo, non durante l’inverno della nostra esistenza; ma in pieno sole, quando le cose funzionano, nel momento della gioia, della soddisfazione. Se mettiamo Dio all’angolo, piano piano, inavvertitamente, scomparirà senza fare rumore.

Penso che i credenti oggi abbiano la necessità di rivendicare il posto di Dio al centro della vita. La prospettiva della Bibbia poi ci parla di una iniziativa divina assolutamente inaspettata, gratuita, proveniente da un altrove che non conosciamo. È Dio ad aver cominciato. E comincia con un ordine: ad Abramo di lasciare la sua terra, a Mosé, dal Roveto ardente, di tornare in Egitto. È esattamente l’opposto di un Dio fabbricato dall’uomo, di un Dio che fa i nostri comodi. Addirittura certi profeti, come per esempio Geremia o Giona, vorrebbero scappare, non avere più a che fare con Dio… Ma dentro sentono un fuoco doloroso e bruciante. Vorrebbero spegnerlo, ma non possono. Perché il Signore lo alimenta.

Chi sente dentro di sé il fuoco della fede, sa che esso può turbare invece che rendere tranquilli. Può infastidire invece che aiutarci a superare le difficoltà. Può crearci problemi. Dio ci inquieta, non sia altro per il fatto che il mondo è completamente diverso da quello che qualsiasi prospettiva religiosa immagina. Se Dio fosse una nostra invenzione, avrebbe dovuto farci assopire di fronte al male, dirci che è normale che il forte prevalga sul debole, che esista l’ingiustizia, che il povero soccomba… Invece la fede ci propone un’alternativa inaudita: è vero l’opposto. Il bene trionfa, i poveri ereditano la terra, gli ultimi saranno i primi. Chi avrebbe potuto pensare a questo, invertendo la mentalità del mondo?

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