Ebola, un piano Marshall per risollevarsi

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In Liberia, Sierra Leone e Guinea operano anche associazioni trentine

Un Piano Marshall, come quello attuato per la ricostruzione dell’Europa dopo la seconda guerra mondiale, per un impegno economico che sostenga la ripresa dei Paesi africani messi in ginocchio dall‘Ebola e la convocazione di una conferenza internazionale: a chiederlo è l’organizzazione non governativa Oxfam. Preoccupano le condizioni socio-economiche di Liberia, Sierra Leone e Guinea: caduta verticale dei redditi, disoccupazione, crescita dei prezzi dei generi alimentari. Secondo la Banca Mondiale, dallo scoppio dell‘emergenza Ebola in Sierra Leone quasi 180.000 persone hanno perso il lavoro e in Liberia la metà dei capofamiglia è disoccupata.

Ciò nonostante, si intravede un filo di luce in fondo al tunnel, con la conferma che “l’uragano Ebola” sta rallentando. A dare conto di “qualche segnale positivo” è, dalla Sierra Leone, don Dante Carraro, direttore dell’organizzazione “Medici con l’Africa Cuamm”. L’associazione, sostenuta anche dalla sezione trentina, partecipa alla task force istituita dal Ministero della Salute e al piano d’azione sviluppato per il controllo dell’epidemia nel Distretto di Pujehun non si registrano nuovi casi da più di 40 giorni. “Hanno contribuito anche il buon lavoro di squadra e le azioni intraprese”, osserva don Carraro. “Ma non si deve assolutamente abbassare la guardia: nei distretti vicini il virus persiste e da lì potrebbero arrivare nuovi casi. L’epidemia nel Paese ha oltrepassato la soglia dei 10.000 casi, quasi 2.000 in più rispetto alla Liberia”. L’azione di sorveglianza continua, rigorosa e sistematica.

A fine marzo, annuncia l’Unicef, a sette mesi dalla chiusura anche in Sierra Leone, come già, dal 16 febbraio, in Liberia e, dal 10 gennaio, in Guinea, riapriranno le scuole. “Ma non ci aspettiamo che tutte le scuole riaprano immediatamente”, avverte Manuel Fontaine, Direttore regionale dell’Unicef per l’Africa Occidentale e Centrale. A causa dell’epidemia, le scuole dei tre Stati più colpiti erano rimaste chiuse dopo il termine delle vacanze estive di luglio e agosto 2014, negando così a circa 5 milioni di bambini preziosi mesi di istruzione.

In Sierra Leone e Liberia prosegue l’impegno delle altre associazioni trentine: “Amici della Sierra Leone”, Edus, Aifo. L’associazione “Amici della Sierra Leone” sostiene cinque strutture sanitarie (2 ospedali e 3 dispensari), gestiti dalla Diocesi di Makeni. Edus – Educazione e sviluppo ha avviato una campagna di sensibilizzazione e cura la distribuzione di cibo e saponi nei distretti di Tonkolili e Bombali e nella periferia est della capitale della Sierra Leone, Freetown. L’Aifo svolge attività di informazione ed educazione e cura la distribuzione di kit per la disinfezione in sei delle 15 contee in cui è divisa la Liberia.

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