“Questo Francesco, la mia missione”

A colloquio con Serena Valenti, l'autrice di Lavis che ha scritto il testo per il recital musicale dedicato al Poverello di Assisi: “Vorrei arrivare anche ai non credenti”

“Spero proprio di poterci essere sabato sera all'Auditorium di Lavis…” ci confida a fine intervista Serena Valenti, autrice ma anche prima spettatrice dello spettacolo replicato “a grande richiesta” dal Comune di Lavis: “Ogni singola parola scritta da Serena assume un suo peso, molto profondo”, anticipa Germana Comunello, assessora comunale alla cultura, che ne ha scoperto e rivelato dieci anni fa le doti letterarie con il primo volume autobiografico, ne ha incoraggiato altre prove artistiche assieme alla scomparsa pittrice Paola De Manincor (vedi sotto) ed ha costruito attorno ad suo intenso testo francescano un lavoro davvero corale: vi partecipano la Filo Parrotta e la Filo Varner, l'associazione G.D.S. Ritmomisto, con le musiche originali di Ludovico Conci, le scenografie video di Paolo Scaramuzza e la regia di Andrea Coppi.

Perché, Serena, quest'attenzione a Francesco d'Assisi, dopo altri testi più fantasiosi ispirati ai castelli trentini?

“Ammiro tanto il personaggio, e tutta la sua vita – risponde Serena, scandendo le parole, con frasi quasi scolpite che ricordano la sua originale e sicura scrittura – ho visto tutto quello che Francesco ha creato, per riuscire a mostrare agli altri la grandezza del creato. Non ha risparmiato nulla, si è ispirato alla contemplazione, trovando il grande ruolo dell'uomo anche come piccolo membro della creazione”. Una risposta che racchiude una lunga riflessione, cela qualche faticosa giornata per la scrittura materiale del testo con l'aiuto dei familiari e anticipa il profondo significato del titolo “Francesco Creatore”.

Non c’è compiacimento narcisista in quest’esordio d’autrice teatrale: “Ho scritto il testo solo nella speranza che altri possano godere della meraviglia del creato. Affinchè, in questa società che ha tutto e vuole di più, i giovani trovino un esempio nel giovane Francesco. Talvolta mi chiedo perchè si aborrisce la povertà, l’umiltà, la pace vera, quella che farebbe finire i conflitti su larga scala.

Come ha detto Gesù: “Se due o tre sono insieme, io sono in mezzo a loro…” E l'osservazione arriva dritta sulla cronaca, a Copenaghen dove lo spirito di Assisi sembra aver soffiato due giorni fa, unendo nella preghiera collettiva giovani di diverse religioni.

Nel primo volume autobiografico del 2005 (“Mettiti alla finestra e guardati”) non ha nascosto gli esordi della sclerosi multipla a 17 anni, nel quarto anno del Liceo “Prati”: “Arriva il coraggio, un giorno, di stendere una tovaglia verde come la speranza – scriveva fra l'altro nella presentazione – di servirsi di tovaglioli rossi come la grinta per lottare, di guardare da quella finestra il mondo, che non fa più paura e finalmente di addentare la vita, per gustare il buono che ha”.

Dieci anni dopo, questo testo su Francesco consegnato ai suoi coetanei di Lavis: “Ho trovato così il modo di assolvere ad una missione che sentivo prepotente e che contemporaneamente cerco”. E aggiunge il desiderio di “arrivare anche ai non credenti, perchè Francesco sa parlare a tutti gli uomini”. Nel suo immaginario giovanile c'è ancora il Francesco cinematografico di Zeffirelli, sul quale si sovrappone però anche l'iconografia giottesca: quale immagine di Francesco prevale? “E' colui che ha saputo guardare al lupo, inteso come il simbolo della realtà poco conosciuta e poco considerata; ma in questo creato perfetto, è perfetto anche il lupo perché ha un istinto a cui obbedisce, contribuisce all'equilibrio del Creato”.

Nella conversazione esce anche la fatica per le limitazioni fisiche, ma Serena osserva: “Ho imparato a ringraziare questa malattia e questo modo di vivere perché ciò mi spinge a non fermarmi, ad essere più forte”. Poi un accenno a Papa Francesco: “Nutro grande ammirazione verso di lui, per la capacità di parlare a tutti, per l'attenzione ai poveri e ai malati”. Ma l'ultima precisazione – prima di rilassarsi un po' – Serena la riserva a quel titolo Francesco “creatore”: “Il fatto stesso di lodare Dio attraverso il Creato vuol dire modellarlo nel cuore delle persone”. E' forse la stessa missione di Serena.

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