Il “no” delle associazioni al resort alle Viote

Le ex caserme imperiali delle Viote nella foto di Gianni Zotta
“Riflettiamoci, siamo ancora in tempo per fermare questo progetto”. È bene incominciare dall’epilogo dell’accesa serata pubblica promossa da Verdi del Trentino e Lipu martedì 3 marzo per desumere le probabili prossime mosse dell’associazionismo ambientalista locale contro quello che rischia di passare alle cronache come “l’ennesimo sperpero di denaro pubblico”. Per non parlare dello sfregio ambientale che il paventato progetto preliminare definito di “riqualificazione” delle ex caserme imperiali alle Viote del Bondone potrebbe condurre alla realizzazione di un ipotetico resort in luogo alle stesse e in tempi più brevi di quanto si possa ragionevolmente pensare.Un’operazione stimata in 36 milioni di euro gestita da Patrimonio Trentino Spa, proprietaria del lotto di 9 ettari che ospita gli edifici innalzati dal Genio Militare austroungarico tra il 1907 e il 1910 e mai entrati in funzione. In uno di essi, di ottima fattura architettonica per l’epoca, si insediò nel 1992 il Centro di Ecologia Alpina, forte di cinquanta operatori tra dipendenti di ruolo e ricercatori a contratto, prima di chiudere definitivamente i battenti una dozzina d’anni più tardi.A schierarsi contro il progetto di un lussuoso hotel a struttura polivalente con tanto di welness, area fitness, piscine e centro terapico a quota 1500 metri, presentato l’autunno scorso alla fiera immobiliare “Expo Real” di Monaco, oltre a Verdi e Lipu, le associazioni Italia Nostra, Mountain Wilderness Italia, Legambiente, Pan Eppaa e Wwf. Loro l’appello sottoscritto “a tutela del patrimonio naturale e culturale collettivo” pervenuto sui tavoli degli assessori provinciali Daldoss, Gilmozzi, Dallapiccola e dei sindaci di Trento e Garniga Terme.

Nel documento emergono segnali di preoccupazione per “il progressivo degrado della montagna di Trento, in atto ormai da molti anni” e si invitano gli organi istituzionali preposti ad “assicurare il proprio doveroso impegno per la realizzazione di un Parco Naturale del Monte Bondone”, per cui sia prevista l’integrale conservazione e il sensato utilizzo dell’allora presidio militare.

La capolista verde di Trento, Lucia Coppola, nella sua relazione al pubblico ha parlato del Bondone come un luogo speciale, “una montagna incompresa e dalle infinite potenzialità”, da salvaguardare a tutti i costi, in opposizione alle formule turistiche “mordi e fuggi”. Ad anticipare in questa sede il suo pensiero, alcune considerazioni che l’illustre botanico e naturalista trentino Franco Pedrotti ha condensato in un documento: “Due anni fa l’ambiente è stato gravemente danneggiato nei dintorni del Giardino Botanico Alpino delle Viote con l’esportazione della cotica erbosa per fare posteggi. Episodio molto grave al quale, ad eccezione di alcune associazioni ambientaliste, nessuno è intervenuto per il salvataggio dell’ambiente, neppure il Museo di Trento da cui il giardino stesso dipende”. Alludendo ai suddetti interventi nella zona delle ex caserme, l’esperto conclude scrivendo che “se realizzati, porterebbero a ulteriori danni e devastazioni”, motivo per cui “devono essere impediti con tutti i mezzi possibili”.

Ecco perché Francesco Borzaga, già presidente del Wwf regionale, equiparando il Bondone a un cimitero teme per le sorti di questa montagna nella prossima legislatura comunale. Dello stesso avviso il delegato della Lipu Sergio Merz, mentre il cuoco Alessandro Bettinelli, trentino d’adozione, sfodera dal cassetto il sogno di trasformare con modici investimenti quelle secolari ex caserme in un’azienda agricola autosufficiente e a impatto zero. Per lui, finora, un pugno di mosche in mano. In tre anni ha urtato soltanto contro porte chiuse e il suo progetto rimane lettera morta.

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