Gli imprevisti della politica

Il nuovo scandalo tangenti e il ministro Lupi: un regolamento interno stabilisce che ministri e pubblici funzionari non possono accettare regali

La politica è fatta così: non sai mai quello che ti può capitare domani. Renzi sembrava ben avviato ad un consolidamento della sua posizione solo che fosse confermato il fenomeno di aziende che grazie al Jobs Act ricominciano da assumere ed ecco che scivola sulla buccia di banana di uno scandalo di tangenti in cui un suo ministro chiave è implicato nel modo più subdolo possibile: non perché ha direttamente rubato, ma perché sembra sia stato così… distratto da accettare regali e favori da chi nel suo ministero occupava un posto delicatissimo su cui lui avrebbe dovuto vigilare.

La vicenda del ministro Lupi si presta infatti a due generi di considerazioni: una morale su come la nostra classe politica vive l’etica pubblica; una politica sulla fragilità un regolamento interno varato ci pare già ai tempi del governo Prodi che stabilisce che ministri e pubblici funzionari non possono accettare regali in questo contesto della legittimazione di chi governa.

La prima considerazione è abbastanza banale. Forse non se lo ricorda nessuno, ma c’è un regolamento interno varato ci pare già ai tempi del governo Prodi che stabilisce che ministri e pubblici funzionari non possono accettare regali se non di scarso valore economico (non diciamo la classica scatola di cioccolatini, ma roba, se ricordiamo bene, che non valesse più di un centinaio di euro). Nel caso di regali che vengono ricevuti nella veste di membri del governo c’è addirittura un obbligo di lasciare quanto si riceve, che in questo caso non sempre può essere limitato nel valore, nel patrimonio del ministero presso cui si esercita la propria funzione.

Già questo dovrebbe spiegare perché non ci voleva molto ad immaginare che accettare anche per un congiunto un regalo da 10mila euro qualche problema l’avrebbe creato, così come, a quanto pare, accettare vestiti di sartoria o soggiorni in residenze di lusso (cose fra il resto di cui non si vede la necessità). Il ministro Lupi poi, che si è sempre fatto un vanto di venire dall’esperienza di CL e di essergli rimasto legato, dovrebbe avere una particolare sensibilità per questi aspetti.

Sul versante politico il danno che questa vicenda procura è molto alto. Innanzitutto perché la questione è scivolosa, come altre volte abbiamo visto: i comportamenti imputati al ministro non sono, allo stato dei fatti, dei reati, sicché diventa imbarazzante chiedergli il passo indietro, che, di questi tempi, finirebbe per essere interpretato come una ammissione di colpa. Certo in altri paesi ci si dimette per molto meno, tipo per essere stati scoperti ad avere copiato un pezzo di tesi di dottorato, ma purtroppo da noi il rigore etico è un bene raro e il senso della responsabilità oggettiva per chi è investito di pubblici poteri ancora meno.

Aggiungiamo che in questo caso particolare il ministro Lupi rappresenta un partito che è essenziale al governo per rimanere in carica, ma che è, diciamo così, malvisto sia dall’opposizione di destra che da quella di sinistra. Non sostenerlo in questo delicato passaggio d’immagine, con le elezioni amministrative alle porte, è un passo molto difficile per Renzi. Alfano non può permettersi di indebolire NCD con un ministro che deve dimettersi e Renzi non può permettersi di metterlo nelle condizioni di ribaltare il tavolo del governo.

In più c’è la notevole difficoltà di gestire una dimissione che aprirebbe la famosa questione del rimpasto governativo. Una operazione così difficile che persino nel caso delle dimissioni di un ministro irrilevante come quello per le regioni si è dovuto far finta di nulla per non affrontare il tema di come si sarebbero riempite le caselle vuote. NCD infatti è sovra rappresentato e in più c’è il problema del fu Scelta Civica, che lo è anche di più e che fra il resto non è che abbia messo al governo personale di grandi capacità.

E’ però da chiedersi se Renzi sia in grado di star a guardare a fronte di un test elettorale incombente come quello delle amministrative che, lo si voglia o meno, verrà letto come una verifica del consenso alla sua leadership. Non dimentichiamo che siamo solo alle prime battute delle rivelazioni sullo scandalo e che in molti altri casi dopo l’antipasto sono venute portate molto sostanziose, sicché non è escluso che le posizioni di alcuni membri del governo possano finire ancor più nel tritacarne mediatico.

Il passaggio si annuncia molto difficile e l’impressione è che gli effetti di questi “imprevisti” possano essere più gravi di quel che si potrebbe oggi immaginare.

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