Quei beni restituiti

In Trentino sono 16 i beni confiscati alla mafia: “L'importante è che portino al territorio un vantaggio sociale o un ritorno economico”, dice la referente di Libera Trentino

Il tema del recupero dei beni confiscati è centrale nella lotta alla mafia. La loro restituzione alla comunità rappresenta una sorta di moderno “contrappasso”, uno strumento realmente efficace per contrastare la criminalità organizzata attraverso la diffusione di una cultura della legalità, “principale anticorpo alle mafie”.

Partendo dalla rivoluzione del 1982, con la legge Rognoni-La Torre che introdusse il contrasto patrimoniale alle mafie (una conquista che Pio La Torre pagò con la morte), passando per la legge 109/96 (promossa da Libera con un milione di firme) che consente il riutilizzo dei beni confiscati a fini sociali, negli ultimi anni la battaglia si è concentrata sulla confisca dei beni non solo ai mafiosi ma anche ai corrotti, agli evasori fiscali e a tutti coloro che delinquono per il profitto.

Presentando in Senato la relazione annuale della Direzione antimafia presentata un mese fa in Senato, il procuratore Franco Roberti ha parlato della corruzione come di un “fenomeno dilagante perché mai efficacemente contrastata anzi per troppo tempo tollerata e giustificata”, e ha lanciato l'ennesimo allarme sull'infiltrazione mafiosa nel Nord, che dal Piemonte passando per la Lombardia arriva fino al Veneto. A pag.716 della relazione il Trentino Alto Adige viene considerato “strategica non tanto come terra di confine del territorio nazionale quanto come regione centrale nel contesto europeo”. Il capitolo firmato dal cons. Giovanni Russo rileva che “il distretto di Trento sembra aver resistito più efficacemente rispetto alle altre regioni del Triveneto al fenomeno di infiltrazione mafiosa” ma “resta il fatto che l'area trentina risulta particolarmente appetibile per la ricchezza economica”, specie nel settore turistico ricettivo.

In Trentino si trovano 16 beni confiscati alla criminalità organizzata: sono pochi rispetto ad altre regioni (che ne contano centinaia, qualcuna anche migliaia), ma sono un segno concreto che la mafia è arrivata anche qui. Si trovano tutti nel Comune di Trento, tranne tre che sono nei comuni di Strembo, Mezzana e Riva del Garda. “Quei 16 beni sono tutti immobili: appartamenti, garage e un piccolo appezzamento di terreno”, spiega Chiara Simoncelli, referente di Libera Trentino. Ce n'è anche un diciassettesimo, un albergo a Riva del Garda la cui confisca, non trattandosi di una proprietà privata, sta incontrando alcune difficoltà.

È l'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia, attiva dal 2011 (fortemente chiesta da Libera), che provvede all'amministrazione e alla destinazione dei beni. Concretamente, sono Comuni e Province che, attraverso dei bandi e secondo precise regole, li assegnano a soggetti terzi in comodato d'uso. “L'importante è che portino al territorio un vantaggio sociale o un ritorno economico”, precisa Simoncelli. Viste le loro caratteristiche, i beni presenti in Trentino sono stati assegnati quasi tutti all'edilizia agevolata, tranne l'appartamentino dove Libera ha messo la sua sede (a Trento, in via Bepi Mor), troppo piccolo per i canoni Itea, e alcuni garage destinati ad uso associativo; “Non sappiamo chi sono queste associazioni, ma nei prossimi mesi, come ha deciso l'Associazione a livello nazionale, ci impegneremo in un percorso di mappatura serio e reale”.

C'è poi quel terreno erboso tra Riva e Arco, affacciato su viale Rovereto. Si tratta di 2180 metri quadrati affidati ora al Comune di Riva del Garda che, coerente con la destinazione “sociale”, l'ha concesso in comodato d'uso alla Virtus Arcieri di Riva. Fa piacere allenarsi su un terreno “liberato”? “C'è più gusto – osserva soddisfatto il presidente Gianantonio Pfleger – per noi si tratta di un'area preziosa per gli allenamenti dei nostri ragazzi. In questi primi mesi ne abbiamo goduto molto ed ora ospitiamo anche i giovani della nazionale slovacca di tiro con l'arco”.

“Molte delle cooperative e delle associazioni che prendono in gestione i beni sono anche iscritte a Libera – racconta la referente territoriale di Libera – e fanno riferimento ad un percorso comune. Fare rete è una grande forza. Sicuramente cercheremo una collaborazione con gli arcieri, anche solo per posizionare una targa: è bello che si sappia che quello è un bene confiscato”.

Libera Trentino prosegue la sua azione di antimafia sociale soprattutto nelle scuole. Per i prossimi mesi sono in cantiere degli incontri pubblici, nati dalla collaborazione con l’Università di Trento e l’Anm. Il 31 maggio si parlerà di beni confiscati anche sul palco del Festival dell’Economia.

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