“Turismo invernale, se il motore è fiacco…”

Presentate giovedì 19 marzo le conclusioni del convegno della Sat “Montagna e sci”, svoltosi in autunno a Trento

Un preambolo seguito da poche cartelle per dire quello che la Sat, Società alpinisti tridentini, propone a chi ha responsabilità di governo del territorio. Parliamo del documento di indirizzo approvato dal consiglio centrale della Sat presentato a Moena nella serata di giovedì 19 marzo.

“Fiemme e Fassa costituiscono, insieme alla Rendena, i distretti più votati per lo sci alpino”, ha detto il presidente Claudio Bassetti. “Ci pareva opportuno iniziare da qui il confronto con il territorio”. In sintesi la Sat pone alcuni paletti nello sviluppo dello sci. Nuovi impianti solo per interventi di sostituzione e riqualificazione ma non in aree dove ormai è insostenibile lo sci per gli effetti dei cambiamenti climatici. Sì all'innevamento con cannoni solo se c'è disponibilità di acqua in loco. La forma del territorio va rispettata nella creazione di piste limitando l'azione di modellamento e quindi senza rimuovere le rocce più grandi. Attenzione anche a non modificare paesaggi geologici significativi come, per esempio, i fronti morenici.

La riflessione della Sat parte dal convegno “Montagna e sci” svoltosi a Trento nell'autunno scorso. Un convegno dove esperti di varia provenienza avevano fotografato la situazione attuale cercando di proporre possibili scelte future. Il compito di richiamare il percorso di quella giornata di studio è stato affidato ad Anna Facchini, vicepresidente della commissione scientifico – culturale della Sat. “Un tempo la montagna viveva di economia di sussistenza” ha detto Facchini. “Poi ha sperimentato i primi flussi turistici come integrazione ai redditi, piuttosto che fonte primaria di guadagno. Quindi il turismo di massa con l'offerta turistica organizzata e gestita con criteri 'industriali' diventata, in alcune valli trentine, l'economia portante”.

Ora la mentalità sta cambiando. “Ci si accorge di quanto importanti siano le risorse montane che le Alpi offrono: scenari suggestivi, florida biodiversità, relax, buona cucina o semplicemente un ambiente sicuro e rilassante”, ha proseguito la vicepresidente della commissione scentifico-culturale. “Di qui l'incertezza della monocultura dello sci, fino a pochi anni fa un potente volano dell'economia. Oggi qualcosa si è inceppato. La crisi, i cambiamenti climatici e demografici, l'incertezza di un mondo sempre più in conflitto, la concorrenza globale hanno fiaccato il potente motore del turismo invernale. Mentre i poli d'eccellenza dello sci quali Fassa e Rendena resistono, altre aree, come Folgaria, soffrono profondamente. Che fare?”.

Ed ecco le conclusioni del documento di indirizzo della Sat in cui viene proposto un cambiamento di rotta con l'esortazione a non rilanciare, in tempo di crisi, un modello “maturo”, basato sulla monocoltura dello sci. Il dibattito in sala ha registrato interventi diversificati, anche contrastanti, ma con l'autentico desiderio di trovare un canale di comunicazione. E così impiantisti, albergatori, commercianti, ambientalisti, frequentatori della montagna, maestri di sci hanno dialogato per oltre tre ore in maniera serena cercando, per una volta, di uscire dalla gabbia ideologica che spesso crea muri invalicabili. “Nessuno ha la soluzione miracolosa per il domani”, ha concluso Bassetti. “Tocca a tutti noi trovare con impegno nuovi approcci puntando a forme di integrazione e collaborazione con tutti gli attori in campo”.

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