Chi uccide la speranza

Fra umiliazioni e paure, la fatica di chi lavora in strada notte dopo notte

Notte. Delle sagome si intravedono ai bordi della strada, labbra rosse, capelli lunghi e pelle scura che evoca terre lontane. Atteggiamento deciso e provocante ma basta avvicinarsi per vedere negli occhi una luce unica, che guardata nel profondo – non con gli occhi dell’acquirente, porta a farsi inevitabilmente domande.

Il pretesto: un thè, il freddo aprono le porte di mondi a noi lontani ricordati con affetto e talvolta un po’ di rassegnazione. Ci raccontano di famiglie lontane a cui sperano un giorno, da indipendenti, di migliorare le condizioni di vita. Madri, padri, fratelli e sorelle che le pensano realizzate in terre lontane, senza sapere spesso qual è la vita che invece fanno.

Quante prima di partire non sapevano e quante ancora lo sapevano ma non avevano alternativa? Come si può descrivere ad una giovane sorella che sogna l’Europa cosa significa lavorare in strada notte dopo notte, descrivere le umiliazioni e la paura compagne costanti di questa vita? Ma non è questo quello che si vede nei loro occhi, è quel barlume di speranza, accesso dalla fede, che questo pezzo di vita finirà presto per aprire un nuovo capitolo dove saranno a mogli, madri e donne felici. Ci raccontano delle domeniche passate in chiesa a cantare, per lodare Dio che le ha tenute in vita fino a quel momento e continuerà a vegliare su di loro. Mi chiedo se senza questa speranza e questa fede sarebbero dove sono, se avrebbero trovato la forza di intraprendere il viaggio, che talvolta dura anni, per arrivare qui. Queste ragazze sulla strada hanno una corazza, sanno che devono essere forti per arrivare dove vogliono, facendosi scivolare addosso tutto ciò che potrebbe incrinare le loro difese. Sanno essere così taglienti anche con noi, che con i nostri buoni propositi non vogliamo altro che essere lì per loro. Parlano di quel lavoro con una sconsolata compostezza che rimane addosso anche dopo, quando a fine uscita siamo al sicuro nelle nostre case. Quel lavoro che non è vita, sveglie di notte e al buio di giorno, alla mercé dei pericoli della strada, vendendo per pochi euro il loro corpo…. esposte al buio, alla follia, alla violenza… schiave la cui vita, per i padroni, non vale nulla. Come al tempo dello schiavismo, ma siamo nel 2015.

Antonella Ofosu

L'Altrastrada

Tavolo diocesano “Spezzare le catene”

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