Tre poli, ma senza maggioranza

L’Italia è nettamente divisa in due. Nelle regioni del Sud il M5S vince a valanga. Il Nord è nelle mani del centro-destra a trazione leghista

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Il voto di domenica 4 marzo offre un quadro politico nazionale molto chiaro: tre poli, ma senza maggioranza.

Il Movimento 5 Stelle, con il 32,68% alla Camera e il 32,21% al Senato, è di gran lunga il primo partito. La coalizione più votata, con il 37% alla Camera e il 37,49% al Senato, è quella di centro-destra. All’interno di essa, però, gli equilibri si sono ribaltati: il primo partito è la Lega (17,37% alla Camera e 17,62% al Senao), Forza Italia si ritrova seconda (14,01% alla Camera e 14,42% al Senato), seguita a grande distanza da Fratelli d’Italia (4,35% e 4,26%), mentre Noi con l’Italia-Udc si è attestata al di sotto della soglia di sbarramento del 3% (1,30% e 1,19%).

Il Pd risulta fortemente ridimensionato. Si è fermato a quota 18,72% alla Camera e 19,12% al Senato. La coalizione di centro-sinistra ha ottenuto rispettivamente il 22,85% e il 22,99% ma nessuna delle forze alleate del Pd ha superato lo sbarramento, neanche +Europa che peraltro ha ottenuto il 2,55% e il 2,36%). Al di fuori di questi schieramenti, soltanto Liberi e Uguali, ha superato – anche se di poco – la quota necessaria per accedere al riparto proporzionale, attestandosi al 3,39% alla Camera e al 3,27% al Senato.A Montecitorio il centro-destra ha 260 deputati, il M5S 221, il centro-sinistra 112, LeU 14. A Palazzo Madama il centro-destra ha 135 senatori, il M5S 112, il centro-sinistra 57, LeU 4. Tenuto conto che alla Camera la maggioranza è di 316 seggi e al Senato di 158, appare evidente che nessun partito o coalizione è in grado di sostenere autonomamente un governo e dovrà quindi cercare di stringere accordi. Anche per questo sarà importantissimo e rivelatore il passaggio dell’elezione di presidenti dei due rami del Parlamento (il 23 marzo si comincia al Senato).

Dal voto – come nota Stefano De Martis sull’agenzia Sir – L’Italia è nettamente divisa in due. Nelle regioni del Sud il M5S vince a valanga, con percentuali elevatissime. Il Nord è saldamente nelle mani del centro-destra a trazione leghista. In quelle regioni centrali che un tempo costituivano la roccaforte del centro-sinistra, il Pd e i suoi alleati conservano il primato soltanto in Toscana, mentre lo perdono in Emilia-Romagna e in Umbria. Colpisce e fa riflettere il dato in controtendenza di Milano, in cui il Pd risulta al primo posto. L’analisi dei flussi elettorali effettuata dalla Swg indica che i voti in uscita dal partito di Renzi sono andati in prevalenza al M5S o sono confluiti nel bacino delle astensioni e non sono andati a vantaggio di LeU. La stessa analisi rivela che la Lega ha beneficiato in modo rilevante dei voti in uscita da Forza Italia.Peraltro, secondo un’analisi del Cise, il Centro studi elettorali della Luiss, la crescita della Lega è associata alle province con il più alto tasso di stranieri, mentre la crescita del M5S è associata alle province con il più alto tasso di disoccupazione. 

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