Famiglia, un grande spazio di racconto

La riflessione del Direttore dell'Ufficio Nazionale Comunicazioni Sociali per la Giornata Mondiale

Una famiglia di famiglie capace di raccontarsi, perché il racconto non contrappone (come troppo spesso fa l’informazione) ma favorisce uno sguardo d’insieme.

Avevo tra le mani il Messaggio di Papa Francesco per la prossima Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali, e continuavano ad inseguirsi nella mia mente i molti spunti che esso offre, nelle sue contenute ma provocanti pagine. L’icona della Visitazione, la preghiera come forma più alta di comunicazione, la scoperta della prossimità e l’accettazione del limite, l’invito ad orientare il nostro rapporto con i media e non ad esserne succubi: tra tutte le suggestioni offerte dalla scelta della famiglia come tema portante, tra un Sinodo straordinario ed uno ordinario dedicati a ciò dedicati, ad un certo punto in me si è fatta largo un’immagine.

Mi è tornato alla mente il vecchio album di famiglia, che mia madre custodisce gelosamente e che con orgoglio mostra ai suoi visitatori più intimi. Quello con le foto dei nonni e dei miei genitori, in bianco e nero, di me e dei miei fratelli da piccoli, dei battesimi e delle prime comunioni, delle pochissime vacanze al mare e delle maschere di carnevale. Quello con le foto della scuola e del seminario, della mia prima messa…

Nell’epoca dei selfie e delle foto digitali stiamo perdendo l’abitudine a custodire e tenere aggiornati gli album di famiglia. Eppure quelle foto un po’ ingiallite dal tempo, con le pagine che fanno rumore quando vengono voltate, hanno ancora una capacità comunicativa e di racconto formidabile.

Tra quelle pagine “le differenze di generi e generazioni, che comunicano prima di tutto perché si accolgono a vicenda” prendono quasi una forma tangibile e sono capaci di trasmettere un bagaglio di emozioni potentissimo, perché intriso del nostro vissuto. Tra le pagine di quei libri con le copertine rilegate non ce n’è nessuna da strappare; perfino l’immagine di quei cugini con cui si sono persi i contatti, di quella vecchia zia che non senti da una vita… tutte nel loro insieme trovano un senso e una collocazione, perché davvero la famiglia è una “scuola di perdono”.

Questo suggerisce la capacità di racconto alla quale siamo chiamati. La famiglia è per definizione un grande spazio di racconto che tiene unite le generazioni e consente di attraversare la storia e la cronaca spicciola senza disperdersi e senza sentirsi in balia di forze a noi superiori. Una Chiesa famiglia di famiglie è coesa intorno ad un’unica certezza: le nostre foto sono indelebili, nonostante la memoria sempre più fragile dei nostri contemporanei.

Tutte lo sono, nessuna esclusa. Che siano state scattate con la vecchia Polaroid, con una macchina digitale o con uno smartphone di ultima generazione, le nostre foto raccolte insieme hanno tanto da raccontare al nostro tempo. Ma la condizione ineludibile è che assumiamo la stessa postura di Maria nei confronti di Elisabetta: “aprire le porte, non rinchiudersi nei propri appartamenti, uscire, andare verso l’altro”. Rispolveriamolo, allora, il vecchio album di famiglia: farà bene al cuore!.

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