Forum STAT: “Ero straniero…”

Studenti e docenti dello Studio Teologico Accademico di Trento si sono interrogati sulle tematiche delle migrazioni e dell'accoglienza

Quello che sta succedendo sulle coste italiane, con l’arrivo ormai continuo e massiccio di persone che fuggono dal loro Paese verso l’Europa, si presenta ormai non più e non solo come una “emergenza” bisognosa di intervento immediato, ma come una realtà nuova, che richiede un cambio politico, sociale ma prima di tutto di mentalità e progettualità, che non può più essere rimandato. Che cosa può dire il messaggio evangelico di fronte a questo grido di sofferenza e di impotenza che sale dalla realtà di oggi? Cosa significa essere cristiani, pensare e agire da cristiani di fronte alle nuove sfide che irrompono nella quotidianità e nello specifico di fronte all’altro, allo straniero, alla paura reciproca che caratterizza i nostri rapporti? Stimolati da queste domande studenti e docenti dello Studio Teologico Accademico di Trento (STAT) hanno voluto dedicare un intero pomeriggio all’approfondimento e confronto sulla tematica “Ero straniero e (non) mi avete ospitato”, mossi dal desiderio di mettersi in discussione e di esporre idee, pensieri, difficoltà, per crescere come cristiani che hanno o avranno un ruolo formativo all’interno delle nostre comunità.

Il pomeriggio ha visto l’alternarsi di diverse metodologie, dall’approfondimento di stampo filosofico-teologico sull’alterità all’esposizione dei dati Caritas riguardanti l’immigrazione in Italia; dalla presentazione di articoli e interviste di stampo politico-sociale e religioso al sorriso sui luoghi comuni che caratterizzano i nostri discorsi. Non è mancata naturalmente la riflessione che ci viene dalla Bibbia, da cui trarre indicazioni per la nostra fede in ricerca di oggi, a cui sono seguite riflessioni in gruppo, per commentare ciò che si è appreso e condividere le esperienze.

Da tutti è stata percepita la necessità di fermarsi a riflettere su questo tema, nella convinzione che generalizzazioni, banalizzazioni e superficialità non aiutano né a comprendere né ad agire nella situazione in evoluzione che ci si presenta davanti. Parole come accoglienza, riconoscimento, apertura, valore della diversità, missione, identità-alterità non sono scontate nella società di oggi, ma non possono neppure essere slogan a buon mercato. C’è bisogno di approfondimento e ricerca, di formare le coscienze perché sappiano prendere decisioni anche sofferte, di costruire una nuova gerarchia di valori che metta l’uomo e la sua sofferenza davanti a tutto il resto. È la sfida di oggi per stare da uomini e donne, cristiani e pensanti, di fronte al presente e al futuro che nella sua cruda realtà continua ad essere un appello di Dio all’uomo e dell’uomo a Dio.

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