“Disturbi alimentari, patologia sfuggente”

Un'improvvisa paura di ingrassare che si lega poi a un controllo ossessivo della calorie assunte. Ma non solo. Sentirsi in colpa dopo aver mangiato fino a provarsi il vomito oppure seguire abitudini alimentari inusuali o desiderare cibi diversi dal solito e molto elaborati.

Piccoli segni che in un adolescente possono nascondere lo sviluppo di un disturbo alimentare. Un tema che, nei giorni scorsi, ha richiamato tante persone – molti i genitori – nella sala consiliare di Predazzo. Persone interessate a comprendere la natura ma sopratutto cosa sta dietro l'anoressia e la bulimia. L'iniziativa è stata voluta da Arca (Associazione Ricerca Comportamento Alimentare) di Trento e Consult@noi (Associazione Nazionale Disturbi del Comportamento Alimentare) su sollecitazione di alcune famiglie di Fiemme.

“I disturbi alimentari sono un tema di interesse per le nostre valli”, spiega Roberto Casal, assessore alle attività sociali della Comunità territoriale di Fiemme. “Non abbiamo dati quantitativi a riguardo, anche per la natura sfuggente di questa patologia, ma credo sia importante creare in Fiemme un contesto idoneo perché questo malessere possa emergere. Vedo con favore la creazione di un punto di ascolto dedicato ai giovani e alle famiglie alle prese con il problema”.

Tra i relatori, oltre ad Aldo Genovese, direttore del Centro per i disturbi alimentari di Trento, e rappresentanti dell'associazione Arca, era presente Giovanni Maffei, medico di medicina generale in Valle di Fiemme. “I disturbi alimentari sono una patologia sottostimata che interessa all'incirca il 10% della popolazione giovanile”, spiega Maffei. Il 2% di questa frazione va incontro poi a problematiche particolarmente severe.

“L'anoressia nervosa si manifesta con i primi sintomi già a 12 anni e quindi è ancora di competenza pediatrica”, continua Maffei. “Il successo della cura è legato non solo a una diagnosi precoce ma a un lavoro svolto in equipe. Vista la complessità della malattia è impensabile che un solo professionista, per esempio un medico di base, possa affrontare il disturbo. C'è la necessità di un approccio multidisciplinare in cui lo psicologo, il nutrizionista, l'internista possano lavorare in sinergia. L'incontro di Predazzo è un primo passo per sensibilizzare la popolazione sul problema ma senza dubbio una risposta adeguata verrà quando i vari attori, genitori, scuola e figure specializzate sapranno lavorare in rete”.

L'anoressia nervosa, quindi, non è solo un problema di alimentazione ma un modo di usare il cibo per ottenere un maggior controllo sulla propria esistenza e per alleviare le tensioni, la rabbia o l’ansia. La soluzione non arriva dalla sola competenza medica ma richiede una “terapia della parola” dove accanto alla psicoterapia esistono gruppi di aiuto in cui i pazienti e le loro famiglie si incontrano e condividono il proprio vissuto. L'esperienza dei gruppi di auto mutuo aiuto, già attivi in altri settori come la dipendenza dal gioco e dall'alcol, possono essere d'esempio.

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