“Quando i profughi erano i nostri nonni…”

“Mi ritorna spesso l'immagine che mi ha colpito l'altro giorno, l'espressione di un papà asiatico che se ne stava seduto sul marciapiede della stazione assieme alla moglie e ai tre figli. Aveva le gambe incrociate, lo sguardo perso nel vuoto…e mi ha riportato alla mente una foto dei nostri profughi che sostavano qui prima di andare a cercare lavoro al Nord, in Austra e in Germania, come mio nonno. Sono passati soltanto una settantina d'anni….”

L'assistente sociale Christina Tinkhauser, responsabile per la zona di Vipiteno dell'assessorato provinciale ai servizi sociali, non parla di numeri, ma di volti, di singole persone, famiglie. Forte di una sensibilità acquisita negli studi proprio a Trento presso la Scuola Superiore di Servizio Sociale (“mi teneva le lezioni di etica il vostro ex direttore don Cristelli, un docente indimenticabile…”), Tinkhauser “fotografa” una realtà complessa.

“L'emergenza si fa sempre più pesante in questi giorni, dopo il blocco deciso della Germania per il G 7 – conferma – aumenta di giorno in giorno il numero dei profughi, stanchi e affamati, che spesso arrivano qui senza sapere dell'impossibilità di proseguire verso il Nord”.

Cosa prevedete per i prossimi giorni?

Difficile dirlo. Stiamo cercando di attrezzarci per affrontare la situazione. Il nostro assessorato guidato da Martha Stocker opera anche attraverso la Protezione Civile, ma è fondamentale la collaborazione stretta con i volontari dell'associazione “Volontarius” qui presenti da mesi. Nel rispetto dei ruoli, dialoghiamo anche con la Polizia: si cerca di garantire i bisogni primari dei profughi e di dare tutte le informazioni utili sui loro diritti e sui loro doveri. Loro però non possono però sostare nel centro di accoglienza più di 24 ore. E' proprio un'accoglienza da …valico, ma la giornata è molto lunga.

E gli abitanti del paese come vivono la loro presenza?

Mi sembrano molto colpiti dai bisogni di questa gente: qualcuno ci ha portato anche dei vestiti per loro, altri ci hanno dato collaborazione per approntare i locali di accoglienza. Come sempre, qualcuno – raro peraltro- si mostra anche infastidito, forse perchè ha difficoltà a confrontarsi con questa realtà nuova per tanti aspetti incomprensibile. Il nostro compito è anche quello di creare un clima sociale favorevole, per alleviare i disagi di tutti. Speriamo di riuscirci.

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