Quattordici luci

“Accese” le stazioni degli artisti trentini nella nuova chiesa del paese terremotato di Rovereto sul Secchia. “Questo dono ci dà fiducia”, dice il parroco

Rovereto sul Secchia, 7 giugno – A tre anni da quelle scosse che sollevarono la terra – “i lampioni giù in strada come canne sbattute dal vento” – il monumento sta lì al centro del sagrato, un mosaico di mattoni sbrecciati, a memoria delle tante case distrutte. E la croce di ferro della chiesa crollata, dove ha ha perso la vita il parroco don Martini.

“Era generoso con tutti, don Ivan, questa qui era la statua della Madonna che erano riusciti a mettere in salvo”, ricorda commosso il sacrista Albino Lodi. E l'anziano cronista Vittorio Trentini, parla nel suo libro del terremoto come di “una ferita lacerante” che diventerà “cicatrice indelebile”. Col tempo, peraltro, perché “non possiamo dire che tutto è finito”, osservano alcuni papà in attesa di poter tornare nelle loro case: metà dei 4 mila roveretani non abitano ancora nel loro paese. “Pure le conseguenze psicologiche si avvertono ancora, non solo fra gli anziani”, confida la dott.ssa Elena Bacchelli, medico di base, col grembiule della cameriera volontaria, “molti preferiscono dormire al pian terreno, o lasciare la porta aperta di notte”.

Nell'anniversario del sisma che uccise il parroco – era il 29 maggio 2012, proprio la ricorrenza dei Martiri Anauniesi – dalla Chiesa di San Vigilio è arrivato un dono di forza simbolica: quattordici stazioni della Via Crucis, opere d'arte fuse nel vetro, opera di altrettanti artisti trentini, tutti soci dell'UCAI. “Queste quattordici luci parlano di resurrezione, è il nostro modo di farvi forza” – osserva Marco Arman, presidente del gruppo trentino dell'Unione Cattolica Artisti Italiani – “l'idea del nostro Settimo Tamanini, amico del vostro primo parroco don Gianpio, ha subito trovato una risposta generosa, non scontata, e in due anni il progetto si è realizzato”. Ben inserito nella sobria architettura della nuova chiesa, questo dono collettivo è stato apprezzato dall'arch. Pierfrancesco Baravelli: “Quest'opera è ora protagonista dello spazio sacro – ci spiega, soddisfatto – riesce a parlare alla gente, attraverso la semplicità, la sincerità dei materiali e la purezza delle forme”. Molto originali gli effetti cromatici ottenuti tramite la tecnica della vetrofusione, curata da uno studio di Bolzano: “Ogni stazione – spiega Alessandra Piazza – ci ha richiesto un trattamento lungo e particolare, ma l'effetto finale punta all'uniformità”.

La Via Crucis “vuole esprimere la vicinanza del popolo trentino – ha scritto nel messaggio l’Arcivescovo Bressan – al vostro cammino doloroso”. “Voi trentini, ai quali siamo legati anche dal ricordo del beato Odoardo Focherini, siete stati fra i primi a intervenire – ha sottolineato il vescovo di Carpi, Francesco Cavina – ci avete aiutato a costruire la chiesa di Concordia e anche questa chiesa, grazie alle offerte della gente di Cognola con don Romano Caset. Quando in pochi secondi vedi distrutto il lavoro di una vita, ti sembra che crolli tutto…”

Anche il parroco don Andrea Zuarri, dinamico regista dell'accoglienza curata oggi da tanti ragazzi e genitori, benedice la Via Crucis come un dono gradito: “Ho visto la commozione dei miei parrocchiani, quando ho acceso per la prima volta le luci delle stazioni. Davvero la bellezza salverà il mondo e dietro ogni opera sulla Passione s'intravvede la luce della Resurrezione”. A proposito, è nata l'idea di un ulteriore contributo artistico per decorare il presbiterio, per il quale il Vescovo suggerisce anche un crocifisso definitivo.

Per la cooperazione trentina, capofila della generosità trentina con privati ed enti pubblici, interviene il presidente di Cassa Centrale Giorgio Fracalossi e il responsabile di Solidea-Onlus Michele Odorizzi che dà un annuncio a sorpresa: “I bozzetti originali di queste 14 stazioni saranno collocate nella cappella della casa per anziani Santa Maria di Vigolo Vattaro, gestita dalla cooperativa Kaleidoscopio. In autunno vi inviteremo all'inaugurazione, affinché questa relazione di amicizia e di solidarietà si prolunghi nel tempo”.

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