“Renato, grande fede e di grande umanità”

Resterà vivo a lungo nella comunità di Montagnaga il ricordo del generoso servizio di Renato Bernardi, per tanti anni sacrista presso la chiesa di Sant'Anna e il vicino santuario mariano della Madonna di Pinè.

Renato Bernardi, rimasto vittima di una tragica caduta domenica nella sua abitazione in località Valt, è stato salutato da tutta la comunità durante i funerali celebrati martedì nella chiesa parrocchiale che lui aveva curato ed abbellito per oltre mezzo secolo.

Classe 1932, dopo aver lavorato nell’azienda edile di famiglia, Bernardi aveva svolto per diversi anni la professione di usciere negli uffici della Provincia di Trento, dedicandosi all’attività volontaria di sacrestano nella chiesa del santuario e alla Conca della Comparsa.

“Renato era una persona di grande fede e di grande umanità”, spiega il rettore del santuario di Pinè don Carlo Moser. “Avevo potuto apprezzare da poco la sua grande capacità e dedizione al servizio di sacrestano, ma so quanto impegno metteva ogni giorno in questo compito svolto con tanta passione e spirito di volontariato. Essere sacrista per lui era una vera vocazione ed un segno di riconoscenza, dopo aver recuperato dopo un grave infortunio sul lavoro”.

Bernardi, negli anni Sessanta, era rimasto vittima di una rovinosa caduta mentre stava costruendo l’edificio del convento delle suore a Montagnaga. Un episodio che lo aveva molto toccato e aveva rafforzato la sua fede e devozione verso la Madonna di Pinè, alla quale aveva anche voluto dedicare un piccolo quadro “ex-voto”. Nel 2013 l'”Unione Diocesana Sacristi” del Trentino aveva donato a Renato Bernardi un diploma di riconoscenza per i “60 anni di amorevole servizio nella parrocchia di Montagnaga e la chiesa di Sant'Anna”, firmato dell'arcivescovo di Trento Luigi Bressan.

“Renato era davvero una figura molto nota nella nostra comunità di Montagnaga”, ricorda anche Mirko Erspan maestro del coro parrocchiale. “In tanti anni ha svolto un servizio prezioso per tanti sacerdoti e pellegrini del santuario, diventano un punto di riferimento anche per i collaboratori parrocchiali più giovani”.

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