Accoglienza: “Seguano gesti concreti…”

Una lettera indirizzata ai fedeli e in particolare alle parrocchie, alle associazioni, a ordini e comunità religiose

Bolzano – Nuovo appello ad aprirsi all’accoglienza a chi fugge da guerre e miseria. Dopo la recente risoluzione del Sinodo diocesano, ora interviene direttamente il vescovo Ivo Muser con una lettera indirizzata a tutti i fedeli e in particolare alle parrocchie, alle aggregazioni laicali, a ordini e comunità religiose, ai servizi per i giovani, a sacerdoti e religiosi. La missiva è datata 29 giugno (festa di Pietro e Paolo) e si apre con le parole: “ero forestiero e mi avete ospitato…” (Mt 25,35).

“È da mesi – scrive il vescovo – che molti profughi approdano nella nostra provincia richiamando la nostra attenzione. Per molti di loro la nostra terra è una stazione di passaggio, per alcuni invece è forte il desiderio di chiedere asilo politico qui da noi, altri ancora sperano in una vita migliore fermandosi in questa nostra provincia. È Cristo stesso che ci interpella in ognuna di queste persone forestiere, senza nessuna dimora e ci chiede di accoglierle. La fattiva preoccupazione per i poveri non è un tema tra i tanti, ma è la maniera più diretta e concreta di come la fede in Cristo, il Signore crocifisso e risorto, prende forma nella vita dei cristiani”. Il Sinodo diocesano, ricorda mons. Muser, si è espresso in tutta chiarezza con una risoluzione. Anche la Commissione diocesana per la Pastorale Sociale e del Lavoro si è occupata del problema dei profughi e ha messo in evidenza l’urgenza di iniziative concrete.

“Di qui la mia richiesta che, quanto più presto possibile, alla risoluzione del Sinodo Diocesano seguano gesti concreti a tutti i livelli della nostra Chiesa locale. Pertanto incoraggio tutti, nei consigli pastorali parrocchiali, nelle associazioni, nelle comunità religiose e in tutte le grandi o piccole aggregazioni cristiane, ad affrontare le questioni che si pongono al riguardo. Qui non si tratta di un fenomeno passeggero, ma di una sfida che ci coinvolgerà ancora per anni. Ed è una sfida che non riguarda solo le realtà istituzionali sia politiche che ecclesiali: ma è ogni singola persona che viene chiamata in causa, serve infatti il contributo di tutti”.

“Dalla risoluzione – continua il vescovo – vorrei rilevare particolarmente alcuni punti: quali passi concreti possono porre in atto le nostre parrocchie, le associazioni e le comunità, affinché quelle persone, quei gruppi spontanei e quelle istituzioni, che si impegnano concretamente per i profughi, avvertano la profonda stima per loro e il sostegno; affinché si crei un clima di accoglienza verso i profughi e di comprensione reciproca e insieme vengano attivamente arginate quelle forze che qui fomentano paure e aggressioni; affinché l’ospitalità nelle nostre comunità sia esercitata con gesti concreti; affinché le persone straniere che trovano ospitalità nelle strutture ecclesiali, private e pubbliche, siano realmente integrate nella nostra vita comunitaria”.

La conclusione: “Come Vescovo chiedo a tutti di cercare, con coraggio e creatività, risposte e di attivare concrete iniziative. Da parte mia e da parte delle istituzioni diocesane potete aspettarvi, per quanto possibile, il necessario sostegno. Il nostro legame in Cristo deve trovare la sua espressione per il fatto che insieme interveniamo proprio lì dove le persone hanno bisogno del nostro aiuto. Dio nell’uomo e l’uomo in Dio: questa è la coerenza della nostra fede in Gesù, il Cristo. Egli si è fatto uomo per noi e ci vuole incontrare in ogni uomo”.

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