Meno lettori… di carta

Dimezzati in pochi anni i lettori di quotidiani, chiuse alcune testate. “Clamorosi” gli ultimi dati sui consumi della stampa. L'allarme del sindacato regionale dei giornalisti

“Basta dire che negli ultimi 4 anni il numero di copie dei quotidiani italiani è sceso da 6 milioni a 3 milioni e mezzo. Ma è una crisi di sistema che non colpisce solo la carta stampata”. Rocco Cerone, volto noto della Rai di Trento, è il vicepresidente del sindacato regionale dei giornalisti. Parte dal dato del dimezzamento dei lettori di quotidiani per illustrarci la preoccupazione sul “perdurare della crisi dell'editoria anche nella nostra regione” che ha portato il direttivo del sindacato a diramare in piena estate una nota ultimativa: “E' a rischio la tenuta dell'intero sistema”.

TAGLI E CHIUSURE

Negli ultimi quattro anni si è registrato un taglio di 4200 persone (impiegati, operai e redattori) nei quotidiani italiani, un calo del ricavo totale per gli editori da 3 a 2,1 miliardi di euro: solo uno dei sei maggiori gruppi quotidiani è in attivo. Molte testate non ce l'hanno fatta a sopravvivere: Pubblico, Europa, Liberazione, Il Riformista, perfino L'Unità e ora anche La Croce, il quotidiano cattolico pro-life che è durato meno di sei mesi: “La versione cartacea è troppo dispendiosa, proseguiamo sul Web”, la motivazione data dal fondatore Mario Adinolfi.

Meno lettori ma anche meno pubblicità: è crollato di quasi un miliardo di euro l'introito della pubblicità tradizionale, ma è cresciuta davvero poco la pubblicità nel web: da 145 a 204 milioni.

Un'occhiata alle due testate locali monitorate da ADS: l'Adige con 23150 copie nel febbraio 2015 ha perso rispetto al febbraio 2014 655 copie (pari al 2,8 per cento), mentre le testate Alto Adige/Trentino ne hanno perso 1041 passando dalle 20.453 di un anno fa alle 19.412 di quest'anno. Un calo più contenuto rispetto ad altre testate nazionali locali, tale però – assieme al minor gettito pubblicitario – da costringere le amministrazioni a severe strategie.

IL SINDACATO E IL GOVERNO

Nella sua preoccupazione per i colleghi non tutelati, il Sindacato dei giornalisti segnala “il continuo calo dei giornalisti attivi al cui numero, ormai, quasi corrisponde la somma dei pensionati e dei colleghi in altro modo a carico del sistema (cassa integrazione, solidarietà e disoccupazione)”. Due giorni fa è stata decisa una manovra di emergenza e di solidarietà da parte dell'INPGI, l'Istituto di Previdenza dei giornalisti”. “Da sola non basterà – prevede Rocco Cerone – per cui chiediamo un intervento forte del governo nel sostegno all'editoria. Segnalo poi l'entrata in vigore nel gennaio 2016 della normativa europea che liberalizza le professioni intellettuali, facendo prevedere forti contraccolpi sul mercato del lavoro”.

L'allarme lanciato nel cuore dell'estate dal Sindacato dei giornalisti è stato prontamente raccolto dall'Ordine regionale dei Giornalisti che ne discuterà venerdì 31 luglio. “La preoccupazione espressa è più che condivisibile – anticipa personalmente il riconfermato presidente Fabrizio Franchi – e non va addebitata solo alla crisi economica”. Secondo Franchi si è sopravvalutata la possibilità di intercettare pubblicità nel web (“molti inserzionisti preferiscono ancora la pagina di carta rispetto ai banner in un sito”) per cui gli investimenti digitali sono ancora poco remunerativi e talvolta gli spazi pubblicitari vengono anche “svenduti”; riconosce poi come “tragico errore” l' aver messo a disposizione all'inizio tutti i contenuti on line in forma gratuita: “Ora il lettore stenta a tornare indietro e accettare di pagare un servizio”.

IL PROBLEMA POSTALE

Le statistiche confermano che la pubblicità on line incide ancora in forma molto marginale nei bilanci delle aziende editoriali. E' significativo ad esempio che anche i grandi editori cattolici – dal gruppo San Paolo alle 173 nostre raccolte nella Fisc – pur credendo nella presenza on line siano preoccupati per la penalizzazione del cartaceo provocata dal provvedimento di Poste Italiane che dispone la distribuzione a giorni alterni: un peso in più per gli editori e anche per i lettori.

Ed a proposito della stampa cattolica va segnalato come “segno dei tempi” la chiusura per motivi economici della versione stampata delle riviste dehoniane “Settimana” e “Il Regno”. Con il loro prezioso patrimonio di esperienza e di respiro internazionale – come ha sottolineato un recente appello al governo dell'on. Ernesto Preziosi – rimarranno a disposizione nella consultazione on line.

L'allarme estivo del Sindacato non va trascurato perchè riguarda anche i cartai, le aziende tipografiche e gli edicolanti: ne parleranno gli editori trentini che preparano la rassegna settembrina “Medita” e pongono l'attenzione sulla fresca legge varata in Alto Adige a favore delle pubblicazioni, dei media e delle istituzioni culturali locali.

“Resto dell'idea però – è la previsione forse controcorrente di Franchi – che i nostri giornali, soprattutto se sapranno comprendere le attese del pubblico, anche giovanile, conserveranno a lungo la loro forza di approfondimento e la loro presenza, anche di nicchia. Cambierà magari il supporto, lo leggiamo già anche sul tablet, ma il giornale non sarà sostituito del tutto. Come è successo con l'ebook che si è rivelato complementare al vecchio libro”.

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