La pieve sotto la lente dei giovani

Anche dall'estero ricercatori di varie discipline per indagare l'origine dell'importante luogo del Lomaso

Con l'escursione al sito archeologico di monte San Martino si conclude sabato 19 settembre l'importante seminario di studi dedicato alle origini della pieve di San Lorenzo, ritenuta una fra le più antiche della diocesi di Trento. Dal confronto fra esperti di varie disciplina si attendono vari contributi – che saranno presentati venerdì 18 dai ricercatori – in grado di cogliere appieno il ruolo e gli sviluppi di questo sacro luogo che ispirò anche i versi della poetessa Ada Negri. Scriveva infatti ne “Il dono”: “Chiesa di Vigo, limpida sul colle/ e solitaria: io vengo a te fra campi/ di giovine frumento e bei filari/ di gelsi: e il tuo sagrato al mio riposo/ dona casta e raccolta ombra di tigli./ Piccol sagrato con enormi tigli/ il tuo, chiesa di Vigo; ed essi forse / hanno cento e cent’anni; e tu nel tempo / del loro fiore invochi Iddio con onde /d’olezzo unite all’onda delle preci.

Il workshop di ricerca partecipata dal titolo “Alle origini della Pieve di San Lorenzo: storia e archeologia del costruito e del contesto” è stato coordinato da Enrico Cavada (Provincia autonoma di Trento/Ufficio beni archeologici) con Aldo Collizzolli (Biblioteca di valle delle Giudicarie Esteriori).

“Nell’ambito del progetto in corso sul monte di San Martino e a conclusione dell’XI campagna di scavo – spiega Cavada -l’attività di ricerca si sposta nel territorio e, in particolare, nell’area del complesso pievano medievale di San Lorenzo. Un luogo egemone nel paesaggio storico delle Giudicarie per aspetto, forma e soluzioni architettoniche, sopravvissuto dall’età di fondazione con suoi principali elementi (chiesa, battistero, canonica, rustici) e per questo denso di valori: ideali e simbolici, prima ancora che materiali. Un luogo al quale, per altro, una radicata tradizione storiografica attribuisce remote origini paleocristiane, suffragate di volta in volta da suggestioni evocate da toponimi e da ritrovamenti archeologici, in particolari di manufatti di origine romana e altomedievale, ritrovati nei pressi o qui concentrati da vicende tutte ancora da chiarire”.

Per una settimana questo complesso pievano di Vigo sarà il luogo privilegiato di un laboratorio di studio e centro residenziale di incontro di un gruppo di giovani ricercatori chiamati a confrontarsi direttamente con il manufatto architettonico, a discutere della forma e dall’articolazione sincronica e diacronica delle parti e delle soluzioni assunte dal momento della fondazione e quindi nel tempo, ad osservare tecniche e riconoscere saperi attraverso la materialità del costruito e del sopravvissuto, a capire l’opera di maestranze e di committenti che hanno promosso quanto realizzato. Lo fanno con l’obbiettivo di costruire scansioni di valore cronologico dei sistemi costruttivi esercitandosi nel rilievo e nell’analisi critico-descrittiva e stratigrafica delle murature, delle coperture, degli archi, delle aperture, delle relazioni tra queste parti nell’insieme unitario dell’architettura attraverso la mappatura di prospetti, pareti, pietre e materiali, nel riconoscimento morfologico e litologico per ricercare nel territorio e fuori da questo le fonti degli approvvigionamenti.

Con le sue attività l’officina-laboratorio mira alla ricostruzione dei cicli edilizi, delle tecnologie costruttive e delle tecniche murarie in rapporto alla committenza e alle maestranze, la cui attività si è sviluppata in relazione ad uno specifico complesso e sulla base di rapporti a raggio più ampio, interregionale e talora anche internazionale. Questo favorirà la valutazione di altri aspetti: i significati economici, in termini quantitativi (a metri cubi di costruito), qualitativi (rispetto ai materiali impiegati, di riuso o nuovi, in pietra o in legno ecc.); l’impatto sociale avuto da questi investimenti, dipendenti e conseguenti le capacità stesse del territorio nel quale si attuano e delle comunità che vi abitano; l’interpretazione dei valori, che sono prima di tutto di natura ideologico-culturale, determinati da un particolare tipo edilizio nel momento storico in cui viene promosso e realizzato oltre che, nel caso delle chiese pievane, espressione di territorializzazione e di particolarismo organizzativo del popolamento governata attraverso la cura d’anima e i luoghi di culto, un rapporto del tutto particolare che per secoli ha caratterizzato le campagne di molte regioni italiane.

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