La sintesi

“Discernimento e integrazione”: sono le due parole d’ordine della relazione finale

Il Sinodo “non significa aver concluso tutti i temi inerenti la famiglia” o “aver trovato soluzioni esaurienti a tutte le difficoltà e ai dubbi”. Nell'intervento di chiusura il Papa ha spiegato che il Sinodo ha “sollecitato tutti a comprendere l’importanza dell’istituzione della famiglia e del matrimonio tra uomo e donna, fondato sull’unità e sull’indissolubilità, e ad apprezzarla come base fondamentale della società e della vita umana”. Il Papa ha ricordato l’impegno a “superare l’ermeneutica cospirativa o la chiusura di prospettive, per difendere e per diffondere la libertà dei figli di Dio, per trasmettere la bellezza della novità cristiana, qualche volta coperta dalla ruggine di un linguaggio arcaico o semplicemente non comprensibile”. È uno dei tratti del Sinodo, in cui – ha precisato il Papa – “le opinioni diverse si sono espresse liberamente, e purtroppo talvolta con metodi non del tutto benevoli”.

“La sfida che abbiamo davanti è sempre la stessa”, ha detto Francesco: “Annunciare il Vangelo all’uomo di oggi, difendendo la famiglia da tutti gli attacchi ideologici e individualistici”. Senza, però, “mai cadere nel pericolo del relativismo oppure di demonizzare gli altri”, ma cercando “di abbracciare pienamente e coraggiosamente la bontà e la misericordia di Dio che supera i nostri calcoli umani e che non desidera altro che tutti gli uomini siamo salvati”.“Discernimento e integrazione”: sono le due parole d’ordine della relazione finale. “I battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo”, si legge nella terza parte del documento, dedicata alle “situazioni complesse” delle famiglie. “La logica dell’integrazione – si spiega nel testo – è la chiave del loro accompagnamento pastorale. Sono battezzati, sono fratelli e sorelle”, e “la loro partecipazione può esprimersi in diversi servizi ecclesiali: occorre perciò discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate”. Una “integrazione”, questa, “necessaria pure per la cura e l’educazione cristiane dei loro figli”. Nei confronti delle persone con tendenza omosessuale, si ribadisce che “ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale”, va “rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni ingiusta discriminazione” e si rinnova il no ai “progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali”. Su matrimoni civili o unioni di fatto si può crescere verso la “stabilità”, “tolleranza zero” su violenze in famiglia e abusi sessuali”.

(Sir)

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