Una luce diversa

Dopo tre anni di restauro, domenica 15 novembre la chiesa di Mori sarà restituita alla comunità

Il cantiere alla chiesa di S. Stefano è proceduto secondo i ritmi stabiliti. Due lotti di lavori in tre anni, con soli quattro mesi di chiusura totale al pubblico. Eppure domenica 15 novembre, quando la chiesa arcipretale restaurata sarà inaugurata ufficialmente, la gioia della comunità sarà grande. In quella data, infatti, i moriani potranno finalmente dire addio alle impalcature interne che restringevano la navata, ai ponteggi che nascondevano l'intonaco alla vista, ai macchinari che ingombravano il sagrato.

All'interno del luogo sacro la luce ora è diversa, gli affreschi hanno un aspetto nuovo e il crocifisso del '500, sopra l'arco santo, ha tutto un altro colorito. Il portale seicentesco che si affaccia sui parcheggi è stato restaurato ed è stata ripristinata un’illuminazione soffusa e intima, seguendo i disegni originari che prevedevano due lampadari centrali e lanterne pendenti laterali. I restauratori hanno pulito le pale degli altari e i putti, mentre l’impianto di riscaldamento è stato rinnovato in modo da non sollevare la polvere e da mantenere una temperatura omogenea tra i banchi, sull’altare e sul loggione dove si trova l’organo. Per non parlare del campanile, tornato al suo aspetto originario, con il quadrante dell'orologio e le pietra vista.

Per restaurare la chiesa di S. Stefano ci sono voluti circa due milioni di euro, finanziati dalla Provincia, con cinque ditte locali che hanno impegnato una trentina di operai. “Al cantiere hanno lavorato moltissimi moriani, così come era avvenuto in passato”, spiega l'architetto Camilla Gazzini, responsabile dei lavori. “Questo restauro – prosegue la professionista – ha portato alla luce tanti strati di interventi precedenti. Abbiamo trovato molti messaggi lasciati dai muratori del passato, pezzi di carta di un secolo fa, nascosti tra le pietre, sotto il pavimento; perfino una preghiera infilata dentro un angioletto. Per non parlare delle date, incise accanto ai nomi un po' ovunque”. Testimonianze di un legame tra la chiesa e la comunità che dura da centinaia di anni.

Nel sostenere il costo dell'intervento, anche la comunità ha fatto la sua parte. “Ci sono state tante piccole donazioni che alla fine hanno fatto la differenza. A Mori ci sono belle persone: abbiamo raccolto più di 200 mila euro”, spiega don Tarcisio Guarnieri, promotore del restauro. “Sono partito inconsapevole di cosa avrei affrontato e poi mi ci sono buttato a capofitto”, aggiunge il parroco, che dal 2 novembre è stato trasferito a Rovereto.

Domenica 15 novembre, alle 15, la Messa di inaugurazione sarà celebrata da don Augusto Pagan, che ha voluto fin da subito esprimere gratitudine al suo predecessore per l'intervento fatto. “Questa è veramente una chiesa splendida”, ha commentato il padre comboniano arrivato a Mori da Novaledo.

“Lavorare alla chiesa arcipretale è stato un onore, ma anche una grande responsabilità”, ha fatto notare l'architetto Gazzini. “Abbiamo toccato qualcosa che di tutti, anche di chi non è credente. Alla fine è andato tutto secondo i piani, ma non nego di aver sentito un po' di pressione”.

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