Convivere con la minaccia. Ma insieme

“Di fronte a un avversario che vuole distruggere la nostra capacità di vivere insieme nella diversità, la sfida principale è quella dell’unità nazionale”. Si intitola “Ensemble” l’editoriale apparso il 16 novembre sul quotidiano cattolico francese “La Croix” a firma del direttore Guillaume Goubert. Lo riprendiamo integralmente (nella traduzione dell’agenzia Sir dal francese).

Da venerdì, la minaccia terroristica in Francia ha completamente cambiato dimensione. Quello che gli esperti annunciavano da lungo tempo si è verificato. Gli assassini hanno dato prova della loro capacità di colpire ovunque e chiunque. Qualcosa che rientrava nell’ordine delle ipotesi è diventata una terribile realtà che potrebbe, domani o dopodomani, ripetersi.

Dobbiamo quindi imparare a convivere con questa minaccia. La parola importante qui non è “minaccia” ma “vivere”.

Non dobbiamo smettere di vivere. Non dobbiamo smettere di agire, di impegnarci, di gioire, di amare. Questa sarà la forma della nostra resistenza alla barbarie dei terroristi islamici.

In questa resistenza, i cittadini non devono essere lasciati soli. In virtù dell’alto sentimento dell’impegno politico, è importante che tutti gli eletti mettano da parte i loro piccoli calcoli a breve termine. Di fronte a un avversario che vuole distruggere la nostra capacità di vivere insieme nella diversità, la sfida principale è quella dell’unità nazionale. Questo desiderio di unità prevale ampiamente nella popolazione. Gli uomini e donne politici che si assumessero la responsabilità, in queste circostanze, di attaccare tale desiderio di unità, ne ricaverebbero una responsabilità molto pesante nei confronti della storia.

Tale questione investe anche l’intero continente europeo. La compassione che da venerdì scorso i nostri vicini ci hanno espresso, ci tocca profondamente. Ma occorre anche agire. Da mesi, la strategia dell’ognuno per sé impedisce qualsiasi reale progresso nella crisi dei rifugiati. La Francia è stata lasciata sola nel suo impegno militare contro il jihadismo nel Sahel e nel Medio Oriente. Succederà lo stesso di fronte alla crescita della minaccia terroristica, ognuno sperando che il colpo cada sul vicino? È ora che l’Unione europea affermi la sua solidarietà in termini di prevenzione degli attentati. Un bel gesto simbolico sarebbe che la Francia beneficiasse di rinforzi provenienti dai suoi partner per garantire la sicurezza della Cop21 che si apre fra poche settimane a Parigi.

Guillaume Goubert

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